
Di Spazio Profondo se n'è parlato un po' ovunque e noi non ci siamo certo tirati indietro.
Già l'avevamo inserito tra i 15 fumetti da non perdere di questa stagione. Poi, in questo post abbiamo analizzato la storia (scritta da Roberto Recchioni, disegnata da Nicola Mari e colorata da Lorenzo De Felici), il suo significato e le sue potenzialità per la vita editoriale dell'Indagatore dell'Incubo. Infine, ci siamo sbalorditi di fronte all'incredibile bellezza della variant cover realizzata da Gipi per l'edizione speciale dell'albo che sarà presentata a Lucca Comics & Games tra poche settimane.
Ora torniamo a parlarne grazie a una voce fuori dal coro, un onnivoro rappresentante della schiera di lettori "da convincere", che si avvicina al fumetto con quella schiettezza che molto spesso fa bene all'arte: stiamo parlando di Grullino Biscottacci (che i fan Audaci hanno già conosciuto ai tempi di Lucca dello scorso anno, per il suo racconto sulle interminabili file e sul famigerato mondo dei cosplayer).
Grullino ha messo a disposizione la sua penna per raccontarci l'albo di Dylan Dog compiendo "un impareggiabile lavoro sull'archeologia della cultura sci-fi-horror". Non ci credete? Continuate a leggere!

Cosa vi aspetta(te) in questa storia:

"Dylan Dog si risveglia nell’anno 2427, a bordo della stazione U.S. Beckham, avamposto spaziale di frontiera dell’impero di Albione. Il suo corpo però non è fatto di viscere e sangue, ma è composto di materia sintetica, mentre la sua mente non è che un costrutto mnemonico realizzato a partire dalle sue memorie. Lo scopo del Dylan artificiale, insieme ad altre quattro versioni modificate di sé, è di fare luce sul mistero che circonda gli agghiaccianti fantasmi che infestano da tempo gli spazi siderali. Una missione che lo porterà a esplorare gli infiniti meandri della propria coscienza."
Tutti i siti che recensiscono fumetti vi avranno già descritto quest'albo come una sorta di mix di trame tratte da vari film come Alien (Ridley Scott, 1979), 2001: Odissea nello spazio (Stanley Kubrick, 1968) e Solaris (Andrej Tarkovskij, 1972; con remake di Steven Soderbergh, 2002), come del resto lo stesso ottimo Recchioni suggerisce nella prefazione. Difatti i riferimenti ci sono, e sono pure evidenti, ma, mescolati sapientemente e impreziositi da una sceneggiatura originale, danno una svolta inattesa alla storia.

Quindi non siate frettolosi nei giudizi.

A questo punto si potrebbe dire "Recchioni cita Recchioni" (…con un pizzico di Lost…In Space! ….Capita questa!?).
Andando più in profondità, ciò che colpisce sono due aspetti fondamentali.
Il primo, se vogliamo, è di natura puramente psicologica, ovvero: il solo sapere che ci sarà un “upgrade”, un “rinnovo”, un “cambiamento epocale” (chiamatelo come c@##o vi pare) del personaggio, incuriosisce, e questo ci basta per comprare l’albo in questione (...vi pare poco!!!).
Il secondo aspetto è poter leggere Recchioni (garanzia di genuina follia creativa, John Doe conferma!) che gioca mescolando i vari cult della fantascienza riuscendo comunque a tessere una trama originale che (…qui voglio essere profetico) si spera ritornerà come eco negli albi futuri magari all’interno di sottotrame secondarie (chi può saperlo??!!!....Recchioni di certo!!!).

È la storia di un nuovo inizio che, come si presagisce, (forse) vuole portare il personaggio su di un piano più (sur)reale e allo stesso tempo “contemporaneo ad un futuro ancora lontano” (…l’avete capita quest’altra??!!).
Si sente nell’aria la voglia di vedere Dylan (non il cantante) in avventure dal respiro visionario più ampio (…un respiro più ampio nello spazio???!!!...l'unico luogo dove c’è molto “spazio” ma c’è assenza di aria…vabbè, diciamo un respiro più ampio a livello scenografico e di story telling!!!).
Si lasciano intatte le radici ma cambiano le foglie (come citava un noto figlio di botanico).
Forse vedremo un Dylan più tecnologico e meno analogico in futuro, e forse sarà un bene, ma chi può dirlo, lo dirà il tempo (non Tempo il personaggio di John Doe, il tempo quello che scorre troppo veloce e ci fa sempre essere in un fo§§*§o ritardo).Passando alla storia (senza spoilerare troppo), c'è da segnalare che lo smarrimento iniziale del personaggio potrebbe ricordare il Neo di Matrix (Andy e Larry Wachowski, 1999) al suo risveglio nella realtà, o anche il protagonista di Moon (Duncan Jones, 2009) dove appunto troviamo delle copie clonate del protagonista geneticamente simili all’originale (...oh c@##o ho spoilerato!!!). Oppure, la caccia/fuga dai mostri potrebbe ricordare ovviamente lo stesso Alien ma persino le avventure ectoplasmatiche degli insuperabili Ghostbusters (Ivan Reitman, 1984)...cosa che mi è venuta in mente guardando le pantagrueliche tavole di Nicola Mari!

Senza parlare dei nomi delle navi: Thatcher (Margaret, primo ministro Inglese) e Beckham (quello che si sbomba una delle Spice Girl). Poi c’è anche il Clone Numero 4 che pare proprio il Dottor Manhattan con i poteri di Bishop (però questa è un altra storia… In ogni caso mi è garbata molto la situazione dei cloni diversificati geneticamente dall’originale!!!).
Il finale, come spesso accade in ogni buon racconto, è spiazzante ed aperto. Ci fa capire (o almeno dovrebbe farci capire) che alla fine i mostri non sono mai fuori ma sempre e solo in quello Spazio Profondo che ci portiamo dentro noi stessi.
Grullino BiscottacciP.S. Per i segni zodiacali Leone, Pesci, Pterodattilo e Muflone: state attenti Giovedì a non essere risucchiati in un buco nero (…che forse potrebbe anche piacervi, chissà!!)

- Movies:
Il Pantagruelico Uomo Ibrido contro il Malvagio Dottor Ciccone (Cult Z-Movie Trash Sex-Ploitation Anni '30)
- Comics:
L’Invertebrato Ossuto contro i Crostacei Molluschi
- Books:
Tartarughe Ninja (tratto da una storia vera per finta)
- Tv Series:
Ai Confini Della Realtà (tutte e 159 le puntate originali!)
E a proposito di fantascienza....
Arrivederci a Lucca Comics & Games!
