Nell’ultima pubblicazione a colori a lui dedicata, l’Indagatore dell’incubo è infatti affiancato da quattro compagni di scuderia Bonelli, Mister No, Martin Mystere, Napoleone e Nathan Never – in ordine di apparizione -in un quartetto di storie che avrebbero dovuto essere accomunate da uno stesso elemento: il tempo.
Il fattore cronologico è ciò che, di fatto, spesso separa gli universi dei vari personaggi della casa editrice milanese ed è questo fattore che gli autori devono trovare il modo, da un punto di vista narrativo, di superare per far sì che detti personaggi s’incontrino e possano condividere un’avventura.
Far vertere, dunque, quattro avventure, che possono avvenire solo attraverso la manipolazione del tempo – almeno in tre casi – sull’idea stessa del concetto temporale sarebbe di per sé un’idea avvincente. Ma la declinazione che gli autori ne hanno data nelle storie contenute nell’albo non è sempre efficace.
I disegni di stampo classico del texiano Fabio Civitelli risultano godibili, anche se l’interpretazione dei due personaggi è forse troppo rigida, con figure che non trasmettono dinamicità.
L’incontro, o meglio lo scambio, tra Dylan e l’amico Martin Mystere, pensato da Luigi Mignacco assieme ad Alfredo Castelli, per le matite di Luigi Piccatto e Renato Riccio, gira intorno all’analisi dell’equazione spazio-temporale e alla possibilità, attraverso un misterioso manufatto, di annullare il fattore cronologico per attraversare grandi distanze in modo istantaneo.
La storia, che viaggia su toni leggeri, si apprezza soprattutto per il modo in cui gli sceneggiatori padroneggiano i due protagonisti, giocando in maniera divertente sulle peculiarità caratteriali di Dyd e del BVZM, con continui rimandi alle vicende editoriali dei due, come l’imminente e iper-annunciato rilancio del primo: ci vuole l’abilità e l’ironia di un maestro come Castelli per riuscire a far stemperare in una risata del lettore tutto l’hype accumulato da un anno a questa parte.
Lo sceneggiatore imbastisce un intreccio narrativo incentrato sull’analisi della teoria della “fluidità del tempo” e sulla falsità del costrutto lineare che del tempo l’uomo si è creato. L’idea di Ambrosini ricorda molto da vicino il concetto di Ipertempo, immaginato da Mark Waid per la prima volta nella miniserie Venga il tuo regno della DC Comics e tanto caro a Grant Morrison.
Paolo Bacilieri inquadra la storia con la consueta maestria visiva delle sue tavole, restituendoci un’incantevole versione adulta di Allegra, ma anche un’efficace versione invecchiata di Napoleone tanto quanto un Dylan teenager, seppur vestito con la sua “divisa” ufficiale, ed è questa una forzatura artistica, visto che Dyd acquisisce il suo look d’ordinanza in età adulta (a seguito degli eventi narrati in DD #121 Finché morte non vi separi). Un plauso va anche alla sensibilità della colorista Erika Bendazzoli, che usa una palette di colori piatti e dalle tinte acide e leggere che non “sporcano” più di tanto l’efficace retinatura monocromatica tipica dello stile di Bacilieri.
Chiudiamo parlando della copertina che racchiude l’albo. Realizzata da un’artista affermata nel comicdom supereroistico statunitense come Sara Pichelli, vede Dylan contornato dai quattro coprotagonisti delle storie. La disegnatrice, che qui si cimenta per la prima volta con i personaggi bonelliani, ne fornisce un’efficace interpretazione, con quella di Nathan Never un gradino più in alto rispetto a tutti gli altri.
Abbiamo parlato di:
Dylan Dog Color Fest #12
AA. VV.
Sergio Bonelli Editore, Aprile 2014
130 pagine, brossurato, colori – 5,50 €