Questi sono giorni cruciali per i meteoropatici-musicofili: è naturale conseguenza che le playlist risentano dell’oscuramento autunnale del mood, ma a quelli che possiedono anche una pulsante vena misantropica potrebbe non bastare il post-rock dei Sigur Rós. Il post-black metal dei Dynfari invece sì, e la terra gelida e desolata è pure la stessa di Jonsi e gli altri: l’Islanda.
S’intitola Sem Skugginn il nuovo lavoro di questo giovane duo, fresco di distribuzione della italica code666 dopo un disco autoprodotto risalente allo scorso anno. “Post-black metal”, si diceva, imperniato sul concetto di nullità dell’uomo rispetto all’eternità della Natura (un must filosofico del genere), particolarmente efficace nel contrasto tra momenti più atmosferici e affondi più furiosi, frammezzati a volte da sample vocali dal sapore horror/apocalittico, come nell’ouverture della prima traccia, “Glotun”. Il lato più black dei Dynfari è raw, diretto ed epico come quello dei Sacri Padri della Seconda Ondata: Darkthrone, Mayhem e Burzum. Quando il passo rallenta, e magari l’arpeggio flangerato (“Eilifò”) o una sequenza minimale di synth lo scandiscono (“Hjiartmyrkvi”), decisi miasmi funeral si levano nell’aere, trasportandoci dalle parti dei primi Skepticism o di Xasthur.
La reale qualità del disco, ad ogni buon conto, mi sembra risiedere – oltre che in un sapiente controllo delle dinamiche dei e tra i pezzi – in una certa fortunata naivetè del tutto, dalla registrazione alla copertina, al logo e alle foto (tipo teenager metallari in posa davanti a lastroni di ghiaccio, fantastici), che riesce a donare una freschezza abbastanza rara in questi affollatissimi approdi musicali. Metteteci poi la provenienza “esotica” e non risulterà per niente strano leggerne a breve le lodi sulla pagina di quei cacciatori di freakness di Aquarius Records. Nel caso, tenete a mente chi ve ne ha parlato prima!
Tracklist
01. Glotun
02. Hjartmyrkvi
03. Svartir Himnar
04. Myrkrasalir
05. Augnablik
06. Sem Skugginn I
07. Sem Skugginn II
08. Eilìfo