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Dziworski: a few stories about a man

Creato il 06 novembre 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

DZIWORSKI: A FEW STORIES ABOUT A MAN

Si sa poco in Italia di Bogdan Dziworski. Eppure il settantenne cineasta polacco ha un lungo percorso di ricerca alle spalle, da fotografo, da professore universitario e come realizzatore di opere al confine tra documentario e realismo magico.

Recentemente rivisto e rivisitato agli stati generali del cinema documentario di Lussas in Francia (LUSSASDOC) di Dziworski è possibile rintracciare con facilità sul web un solo lavoro: A few stories about a man (1983),un mediometraggio che si inoltra nella storia (breve e dotata di sana anarchica a-temporalità) di un uomo che cade, si tuffa, si lancia, vive. Frammenti di un corpo privato di arti superiori, quello di Jerzy Orlowski, un corpo che sembra eccedere i suoi ridotti compiti, usando la bocca e le spalle al posto di braccia e mani. Rifunzionalizzando tanto gli oggetti quanto la prensilità dei suoi arti rimanenti. Muovendosi nei suoi percorsi spazio-temporali come un novello Buster Keaton la cui menomazione diventa paradossalmente anche manomissione balistica, quella di un proiettile lanciato contro la gravità, o quella di un volatile che si libra in aria senza o con troppo equilibrio.

Di quel tuffo ripetuto, scomposto, ripercorso visivamente in tutta la sua dinamicità plastica Dziworski ne analizza in slowmotion l’aerodinamicità esasperata, esaltandone la fragranza del fenomeno eclatante, sublime, così come è “fenomenale” (ma registrata con estrema “quotidianità) la sua forza di volontà aldilà dell’handicap. Ma, affondando nell’analisi, è più che evidente come la camera pressoché fissa, espunto ogni protagonismo registico, indaghi da zoologo il respiro dei corpi nell’inquadratura, ribadendo quanto ogni azione sia un’impresa degna d’essere tanto vissuta quanto ripresa, sia essa il tuffo da un ponte, il mangiare un panino o il tempo trascorso indugiando, meditando nel silenzio, portando lo sguardo in un altrove lontano.

DZIWORSKI: A FEW STORIES ABOUT A MAN

Spogliato tanto da ogni ricamo tipico della messa in scena quanto da ogni indagine psicologica, il film si poggia su un sonoro catturato in presa diretta ma poi abilmente rielaborato, sempre presente, sur-reale, esaltante il visivo per contrappunto ironico, senza traccia del patetismo che in un tale “caso umano” potrebbe facilmente insinuarsi (dal puntuale contrappunto lirico nella scena del “corteggiamento” – giocosità del far di lui quasi un uccello – alle note più sublimi nei momenti di maggior estasi cinematica – e qui il richiamo forte è all’Herzog dell’intagliatore Steiner).

Ad una prima parte girata in esterni, dove è la leggerezza quasi selvaggia del confronto uomo-natura ad emergere, segue e si scontra la “gravità” nera della seconda parte, girata dentro mura buie, nello studio d’un Orlowski che si rivela essere pittore oltre che anarchico flaneur.

DZIWORSKI: A FEW STORIES ABOUT A MAN

In un’atmosfera di carceraria essenzialità e ristrettezza, il primo piano e il dettaglio prendono il sopravvento, così come carico di cura e attenzione è lo sguardo di Orlowski a contatto con il farsi della sua opera, senza posa, nel pieno dell’angoscia creativa, in una lotta tutta fisica a districarsi oltre i limiti, in modo febbrile, ostinato, rabbioso.

Mai quanto nel caso di queste “brevi storie riguardo un uomo” il bressioniano lavoro per sottrazione di elementi sembra rivelarsi giustificato e paradossalmente esaltato, raddoppiato visivamente e concettualmente (Dziworski sottrae il dialogo, al suo protagonista, Jerzy Orlowski, mancano le braccia).

Privazione e mutilazione non sono la via verso uno sguardo compassionevole, quanto piuttosto il registrar sereno, distaccato e insieme partecipe della magia di esistere. Quando c’è “poco” da vedere, resta tantissimo da immaginare.

Allora in una drammaturgia essenziale, rigorosa, al limite però (o proprio per questo) del realismo magico, si scorge soprattutto l’essere in lotta contro sé stesso, il destino, la natura.

Salvatore Insana

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Scritto da il nov 6 2012. Registrato sotto TAXI DRIVERS CONSIGLIA, UNDERGROUND. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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