Non ne conosco l’origine, ma mi piace pensare che sia nata da un gioco, quello più naturale che ci possa essere: rincorrersi, provare ad acchiapparsi, sfiorarsi e poi staccarsi di nuovo per riprovare quel brivido allegro e ingenuo che può esserci soltanto fra i cuccioli d’uomo e gli animali.
È soprattutto per questo che con il Bucciano FotoDiarioFestival abbiamo deciso di dedicarle un 6×3 (anzi due, perché questa volta uno è stato montato anche in fondo alla salita per Balconevisi), perché adoriamo l’imprevedibilità di un gioco spontaneo, soprattutto se davanti all’obiettivo ci sono bambini e animali. La natura è sempre molto più creativa del creativo più grande di questa terra.
Volevamo rappresentare a modo nostro il Palio del Papero di Balconevisi, ma soltanto quando ci è venuto in mente di coinvolgere i bambini della scuola dell’infanzia, il 6×3 ha iniziato davvero a prendere forma e senso. Innanzi tutto il Palio è così, una corsa in cui i bambini delle varie contrade, spingono (senza poterli toccare) i propri paperi lungo il percorso verso il traguardo.
La mattina della foto verso le dieci sono andata a chiamare i bambini. Erano già tutti pronti, tutti che non vedevano l’ora, che neanche si immaginavano che cosa li stesse aspettando, che quando la maestra ha detto: «Andiamo!», i loro volti hanno iniziato a scintillare di una gioia incontenibile.
Abbiamo liberato i paperi, dopo aver piazzato varie reti da olive per impedire che fuggissero, e poi abbiamo dato via libera anche ai bambini. All’inizio timorosi, rimanevano in gruppo, alcuni per mano. Poi i più audaci si sono fatti avanti, hanno iniziato a fare versi buffi, a giocare, a prenderci gusto fino a donarci lo scatto perfetto per il 6×3.
Il XXX° Palio del Papero di Balconevisi si è svolto domenica scorsa, il 14 settembre 2012. Penso che in trent’anni non sia mai accaduto che alle pendici della collina, i visitatori fossero accolti da un 6×3 come il nostro.
All’improvviso la piazza si è svuotata e tutta, ma proprio tutta la gente si è incolonnata e incanalata lungo la via che va al campo sportivo: era arrivato il momento della corsa!
Il sindaco Vittorio Gabbanini ha introdotto l’evento e in quattro e quattr’otto è stato dato il via. Uno sciame di bambini rossi, verdi, neri, gialli e bianchi ha iniziato a correre intorno al campo sportivo, mentre quattro paperi, facendo finta di aver paura, correvano, o più spesso, passeggiavano, a volte si fermavano, altre volte cambiavano direzione e addirittura il favorito, ad un certo punto, si è voltato e ha cominciato a correre all’incontrario… insomma, una baraonda, una simpaticissima baraonda. Alla fine ha vinto il Fornacino, quello bianco e verde, ma secondo me, in fondo in fondo, hanno vinto un po’ tutti i colori: il bianco dei paperi, l’azzurro di quel pezzo di cielo che si vede dalla chiesa senza tetto, il giallo dei grembiulini dei bambini della scuola dell’infanzia, il viola dell’ombrellone della scuola elementare che vendeva libri usati, il verde che parte direttamente dalle case e scende giù a valle per risalire su fino a disegnare altre decine di colli tutto intorno, il rosso della Rocca di San Miniato, che spiava maestosa da lontano, l’oro del sorriso immenso di un uomo che, per tanti giorni, non sente affatto il bisogno di lasciare questo posto, considerato da molti “fuori dal mondo”, per scendere giù a valle.
La foto del manifesto è, come sempre, del bravissimo Francesco Sgherri. La grafica è di Irene Campinoti. Le foto di back stage la mattina dello scatto le ho fatte io, perché Aurelio era impegnato con i paperi. Le foto della festa sono di Fabio Frangini.
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