Ultimamente vivo con una follia
in testa: vorrei del tempo per me e il Principe!Tempo esclusivo, non quantità ma qualità, direbbe Tata Lucia. Una giornata, serata o nottata che sia, solo nostra, un tempo di recupero per tutto ciò che è mancato in questi ultimi tre anni. Una chiacchierata fiume, di quelle che sputi fuori tutto d’un fiato per paura di essere interrotta sul più bello, o anche un irreale silenzio che accompagni un pasto da consumare in contemporanea. Folli desideri che nulla c’azzeccano con la realtà di casa Piky. Infatti, spesso qui è pure difficoltoso scambiare chiacchiere di routine e informazioni di servizio tipo “C’è da passare alle Poste” o “Domattina ricordati la spazzatura”, perché Cestino e Cicina mal digeriscono queste confidenze. Lui se ne inventa di tutti i colori, anche mostri sulle scale, lei invece strilla nei momenti più giusti. La totalità del nostro tempo libero è assorbita esclusivamente da loro e forse, è solo dandoci un appuntamento fuori di qui che potremmo uscire dal loop.
Sono passati tre anni da quando sono diventata mamma e oggi sento, per la prima volta, il desiderio vitale e prepotente di tornare a essere moglie a tempo pieno, anche solo per poco. Mi sono sposata per amore e sempre per amore sono ancora qui. Lo guardo e lui per me è l’uomo più bello di quest’era, averlo vicino mi da ancora i brividi e mai vorrei qualcun altro al mio fianco (dichiarazione d’amore su Internet vale 100 punti). Abbiamo dei ricordi di noi, dei progetti su di noi e dei sogni per noi Non voglio dimenticare i primi, vorrei realizzare i secondi e sperare nei terzi. Ristabilire delle priorità mie e sue, accantonate o peggio dimenticate. Dirci che oltre a mamma e papà siamo ancora Piky ed il Principe e che, se di sicuro ci sfuggiranno le albe, potremmo però ancora godere di qualche tramonto. Tra l’altro mi scoccia pure ammetterlo perché io ero quella che mai e poi mai avrei messo i figli in secondo piano, quella che “Dove vado io, vengono loro” e che “Tempo per me ne ho avuto fin troppo”. Sciocchezze che si dicono quando hai la superbia di credere di avere tutto inquadrato. Oggi no. Oggi, nel momento meno opportuno, ed in pieno allattamento a casaccio, dopo anni di piedi per terra, l’istinto di sopravvivenza mi dice di tornare a volare o per lo meno, provare a farlo e soprattutto e chiedo a mani giunte che qualcuno mi dica che “No, non è peccato!” e che spesso (come leggevo oggi) genitori imperfetti crescono figli sereni. Complice la stanchezza di un anno lavorativo sulle spalle, so che per il Principe è lo stesso e giurerei che la sera, seduto su quella panchina ad aspettare che il sonno lo colga (e che il pratino si annaffi), il nastro della memoria lo riporta indietro nel tempo mentre la sua mente grida “Ridatemi la mia Piky!”. Poi di sicuro se ne pente, come me ne pento io del resto, e al primo posto ci sono sempre loro.
