Solo un popolo di grande civiltà, senza macchie di razzismo o virus di xenofobie, ha sempre le parole giuste contro l'insulto e la discriminazione territoriale.
"Benvenuti in Italia", "siete Africa", "Colerosi"? Ed ecco che con un sintetico "Giulietta è nà zoccola" distruggo il piccolo mondo fatto di pressappochismo e mediocre visione del mondo.
"Vesuvio lavali col fuoco", "Da Napoli ai Campi Flegrei tutti vogliono una nuova Pompei", urlati da anni, ogni domenica, o "forza Vesuvio, forza Marsili" evocati da una esponente leghista? Ed ecco il popolo senza confini, figlio del Mediterraneo, il popolo che nella stessa famiglia mostra caratteri scandinavi e levantini, sfornare l'ennesimo capolavoro di ironia. Stavolta ironia identitaria, esibizione sfrontata dell'appartenenza alla propria terra.
E' terra di fuoco, terra terribile e fertile al tempo stesso. Fuoco che distrugge ed incanta. Fuoco che, nel bene e nel male, è indissolubilmente legato al sangue di chi a quelle terre appartiene. E sotto, laconicamente sufficiente, una scritta, due parole che ti avvicinano al mistero stesso della creazione che ti ha posto in quell'angolo di mondo: " Terra Mia ".
Ecco l'eruzione invocata, a Napoli, ieri sera poco prima della partita tra Napoli e Juventus: