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E alla fine, la solita montagna partorì il solito topolino...
Viene da dire che il Ministro Padoan forse poteva concedersi qualche ora di sonno in più nella giornata di ieri ed evitare un tour de force con la dura commissaria danese Margrethe Vestager per spuntare un risultato come quello ottenuto sulla bad bank italiana che, alla fine, come voleva l’Europa, non si farà.
Dodici mesi di dibattiti, polemiche, incontri, più o meno istituzionali, sui diversi tavoli europei per poi partorire un accordicchio come quello di ieri. Che disastro. Per il nostro Governo, per Renzi, ma anche per l’economia italiana e in ultima analisi anche per l’Europa.
Questo i falchi delle Nazioni del Nord non l’hanno ancora capito: ostacolare la ripresa della nostra economia e del nostro sistema finanziario, alla lunga non gioverà neanche a loro, sempre che alla lunga ci sia ancora una parvenza di unità economica europea da difendere.
Per rendere comprensibile al maggior numero di lettori il nocciolo dell’accordo ottenuto dal nostro ministro ieri sera possiamo dire che al posto di una bad bank italiana, ci saranno più cartolarizzazioni di crediti a sofferenza.
Mi spiego: i crediti a sofferenza delle banche (circa 200 miliardi di euro) resteranno nei bilanci delle singole banche che però potranno (non saranno obbligate) a fronte di un pacchetto di crediti ben individuato e con ancora qualche possibilità di recupero (in sostanza quelli meglio garantiti in via reale con ipoteche) cartolarizzarli, ossia emettere obbligazioni di pari valore dei crediti individuati.
Inoltre, alla garanzia reale già collegata a questi crediti cartolarizzati, lo Stato italiano per renderli maggiormente appetibili a coloro che sottoscriveranno le obbligazioni, offrirà, dietro il pagamento di una commissione a carico della banca emittente, una ulteriore garanzia pubblica, statale.
Così confezionato, il pacchetto regalo di obbligazioni “ex spazzatura” potrà essere allocato presso la BCE dove il nostro concittadino Draghi li accetterà in conto deposito elargendo alla banca depositaria liquidità che potrà essere spesa per sostenere, in teoria, gli investimenti di famiglie e imprese.
Questo in estrema sintesi.
Di fatto questo è un modo elegante per prendere tempo senza risolvere il problema. E' certo infatti che prima o poi le obbligazioni dovranno essere rimborsate dalla banca emittente la quale per giunta si troverà sempre nei suoi bilanci i crediti a sofferenza, quelli appunto che nel frattempo ha cartolarizzato. E quindi mantenendo questi incagli nel suo bilancio, la banca dovrà sempre effettuare accantonamenti di fondi a scopo prudenziale come prevede la normativa bancaria europea. Questi accantonamenti continueranno pertanto, come accade oggi, ad essere una zavorra alla crescita economica.
In sintesi da questa super manovra del nostro Ministro Padoan non si otterrà quella spinta che tutti aspettavano per dare una scossa alla nostra economia che, ormai è chiaro, ha riacceso il motore, ma è rimasta in folle, e la strada non è in discesa.
Ci si accorge ora che non aver affrontato il problema banche negli anni passati, quando altre Nazioni hanno approfittato dei fondi Salva Stati per ripianare i buchi nei bilanci degli istituti di credito, è stato un errore strategico. Ora la normativa europea è cambiata con l’entrata in vigore del c.d. Bail in e non è più possibile operare come in passato, ma questo è avvenuto anche grazie al voto dei rappresentanti italiani presenti in Europa.
Allora viene un dubbio: ma i nostri parlamentari e politici eletti nelle diverse istituzioni europee hanno idea di cosa votano, e si rendono conto se i temi che si discutono possano o meno danneggiare il Paese?
L’impressione che si ricava da questa come da altre vicende europee è quella che abbiamo eletto in Europa una massa di politici impreparati ad affrontare temi tanto complessi, che si riempiono la bocca in campagna elettorale di parole di cui probabilmente ignorano il significato e che forse sono più interessati agli emolumenti che le cariche europee riconoscono che a portare avanti politiche sensate per il nostro Paese.
Alla fine, si ritorna sempre al punto fondamentale: quello che fa la differenza è la coscienza con cui si compie il proprio lavoro, qualunque esso sia, dal pulire una strada al votare una legge a Strasburgo o scrivere un articolo alla sera dopo cena, perché l’ultima a morire è la passione per questo Paese, il più bello del mondo, se non fosse per certi concittadini.
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Lorenzorobertoquaglia
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