E allora io vi parlo di Rufus Wainwright

Questo post lo voglio scrivere perchè mi sono rotto.  Mi sono rotto della grettezza, del falso moralismo, del cattivo gusto e della saccenteria di molti italiani. Ne ho abbastanza dei professorini e finti sapienti che vogliono trasmettere nozioni mal digerite e per niente assimilate, di chi si crede migliore (e di molto) di quello che è e dell’ignoranza, che insieme alla maleducazione, sembra essere l’unica virtù rimasta alla società. Ma sopra ogni cosa non ce la faccio proprio più a sopportare il comportamento bigotto e distopico della maggior parte dei cristiani che da un lato e da anni continuano a sbrodolarsi addosso dogmi e parabole su profeti morti e risorti, vergini che partoriscono e divinità incazzose come Robert DeNiro in Taxi Driver, mentre dall’altro ci vanno giù pesante a criticare tutto e tutti e, credetemi, se potessero darebbero vita ad una nuova inquisizione nei confronti della quale quella del medioevo sembrerebbe solo una tempesta in un bicchiere d’acqua. Predicano bene ma razzolano malissimo. E mi hanno rotto.

E allora, siccome ne ho libertà e voglia vi parlo di un ottimo artista che si chiama Rufus Wainwright. È bravissimo, preparatissimo e, poichè in questa merdosa società in cui viviamo deve essere per forza rilevato, è gay.

Americano di New York, Rufus ha cominciato a muoversi nel mondo della musica fin da tenera età imparando a suonare il pianoforte a 6 anni e andando in tournè con la madre e la sorella in giro per gli States. Con l’età e la consapevolezza acquisita nei propri mezzi ha creato un suo stile distintivo fondendo i generi che più lo hanno appassionato durante la sua maturazione artistica, rock e pop. Lo stile si avvicina tantissimo a quello di Elton John con puntatine nel cantautorato americano di livello: sua è la versione della splendida Hallelujah contenuta in Shrek. Cosa, questa, sconosciuta ai bacchettoni che in questi giorni ostracizzano la partecipazione di Wainwright al prossimo Festival di Sanremo.

Il pomo della discordia è rappresentato dal brano Gay Messiah, un brano tra l’altro parecchio bello ma che ricorda le tematiche tanto care a Rufus, ovvero quelle circa la possibilità di un gay di vivere DIGNITOSAMENTE in una società gretta, meschina e piena di pregiudizi (queste sono parole mie). Il testo del brano è questo:

He will then be reborn
From 1970′s porn
Wearing tubesocks with style
And such an innocent smile

Better pray for your sins
Better pray for your sins
’cause the gay messiah’s coming

He will fall from the stars
Studio 54
And appear on the sand
Of Fire Island’s shore

Better pray for your sins
Better pray for your sins
’cause the gay messiah’s coming

No it will not be me
Rufus the baptist I be
No I won’t be the one
Baptized in cum

What will happen instead
Someone will demand my head
And then I will kneel down
And give it to them looking down

Better pray for your sins
Better pray for your sins
’cause the gay messiah’s coming

Mentre la musica fa così:

https://www.youtube.com/watch?v=oV7UGntnEks

A dispetto delle paraculate di Lady Gaga o di Madonna che sono state elette come icone gay senza tra l’altro aver mai fatto altro che vomitare ovvietà sull’argomento, Rufus è un artista unico nel suo genere e sincero che non sfrutta la sua sessualità per vendersi ma ne trae ispirazione per esprimere al meglio la sua anima attraverso la musica.

L’orientamento sessuale delle persone non dovrebbe essere oggetto di discussione o fonte di pregiudizi di alcun tipo, anzi, proprio la parola “orientamento sessuale” non dovrebbero esistere in una società evoluta. Cosa che non non siamo e, di questo passo, non saremo per altri miliardi di anni. Semmai si può discutere la cifra artistica di Rufus Wainwright ma, in questo caso, perchè non andate a….. sentirvi gli One Direction….