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....e anche questo suo ardente furore faceva rima con pausa. - spianata romagnola al rosmarino
Da SaporidiviniTorno ad esistere, dopo tesissime settimane con la faccia all’ingiù, tra le pagine di libri, dispense ed appunti, dopo avere consumato più evidenziatori di un’intera classe scolastica, dopo avere declinato ictus e patologie cardio e cerebrovascolari in tutte le possibili ed umane declinazioni, in attesa di un esame che non potevo per nessun motivo al mondo fallire. Ho ancora gli occhi e le orecchie che continuano a vomitare nozioni, numeri, classificazioni, profilassi e sintomatologie. Mi dicevo che non potevo permettermi di scivolare. Che non potevo permettermi di cedere il mio corpo alla paura, ben consapevole del fatto che lei ti fotte senza indugio se le dai corda.
Luca ed Alice Ginevra restavano appesi ai miei ritmi, a quei mille e altri mille fogli perennemente apparecchiati sul tavolo della cucina e provvisoriamente accantonati solo per fare spazio alla tovaglia, all’ora di cena. Tovaglia per tanti giorni ha fatto rima con pausa.
Alice Ginevra, che s’improvvisava scrittrice per emulare la sua mamma così indaffarata a sottolineare di qua e di là. Blocco notes e colori lavabili per lei, pronta a versare di suo pugno contenuto variopinto su quei grandi fogli bianchi, con fare da bimba navigata e sicura di sé, da bimba che predilige il rosso su tutti gli altri colori. Poi ogni tanto si spazientiva e se la prendeva con la pila dei libri antipatici della sua mamma e anche questo suo ardente furore faceva rima con pausa.
Luca, che a furia di sentirmi ripetere note, postille e capitoli interi si è imparato a sua volta la lezione e si è ingoiato, presumo, un bel po’ di mal di testa. Luca, che si è inventato gite fuori porta e cenette a base di pesce, fuori, sotto al cielo della notte, da condividere con la Pupattola, grande amante del pesce a sua volta e che puntualmente si mangiava almeno metà della mia coda di rospo. Luca che ci ha regalato il refrigerio di qualche sabato al mare pur di scucirmi di dosso per ben ventiquattro ore di seguito, il senso fin troppo ligio del dovere e sorrido anche adesso se ripenso ad un paio di settimane fa, che giusto un attimo prima di partire, lui con occhio di lince, nascosta tra i teli da bagno ha notato l’appendice di un corpo estraneo, era una mia dispensa e l’ha prontamente rimossa con piglio deciso. “Non s’intona con il tuo costume da bagno” mi ha detto. Ho lasciato che il suo ragionamento non facesse una piega.
Io, negli ultimi mesi robot da studio, fabbrica di pensieri, esploratrice di ogni anfratto o pertugio apparentemente rimasto in ombra, ora sono qui a stirare a lungo il sollievo dagli occhi e da ogni mia più intima fibra e mi concedo persino di galleggiare tra le nuvole. Posso. Posso tornare ad assomigliare ai miei vestiti. Posso tornare ad essere carne e spirito caldo. A malapena percettibile, adesso, la fatica.
Quanto suonava intimidatoria la data dell’esame, scritta in neretto sul calendario, una data di scadenza che si avvicinava a me pare, galoppando e stiracchiando il mio tempo impietosamente. Fino a qualche settimana fa avrei voluto fermarlo, rallentarlo, avrei sì, consumato un’altra confezione di evidenziatori, forse due, avrei ristudiato le infezioni e gli agenti eziologici nel dettaglio per la decima volta, ma al tempo stesso, contraddicendo me stessa avrei voluto che quella perentoria scadenza arrivasse al più presto, se non altro per togliermi di dosso il nervosismo dell’attesa.
L’ho superato. Ho superato nella maniera migliore l’esame a lungo temuto e posso ora accarezzare col pensiero la mia tanto attesa riqualifica, perfettamente in linea e aggiornata con le direttive europee. Mesi di studio, gli ultimi due da apnea e appena venti minuti scarsi in piedi, davanti alla Commissione della Regione, di cui cinque a chiacchierare e a sorridere. Poche domande mirate, suppongo perché avevo la media del novantanove su cento negli esami intermedi e poi i complimenti finali. Venti minuti in cui mi sono sentita leggera, sicura del mio sapere, in cui avrei voluto che mi interrogassero su molte più cose. Venti minuti che hanno fatto rima con pausa.
Il merito però, non è solo mio, è prima di tutto condiviso. Con Luca, che mi ha sempre detto “Su, su che ce la fai!”, con la convinzione più convinta del mondo che io non avrei mai potuto fallire e me l’ha ripetuto anche quando mi sono capitati tra le mani un gruzzolo di attimi di sconforto.
Merito condiviso anche con la nostra meravigliosa Pupattola.
“Come fai a studiare con una bambina così piccola?” mi chiedevano tutti, quasi fosse cosa aliena, impossibile, forse illegale. La verità è che non è stato facile, ma lei mi ha dato più forza di quella che avevo investito io di mio. Lei, il mio valore aggiunto a prescindere. Ed è vero che non la potevo portare fuori a tutte le ore, ma è sempre stata rumorosamente accanto a me, a gattonare, a camminare, a mordermi la gamba alcune volte e allora non avrei potuto rendere vano il tempo che forse un po’ le ho sottratto, pur cercando con tutta me stessa di non farlo.
Per me è molto importante il messaggio di fondo, importante che Alice Ginevra sia orgogliosa di me e che sappia fin da subito che non si finisce mai di imparare, di migliorare, di aggiornarsi, perché si arriva sì, ma è sempre un arrivare intermedio. Importante che sappia credere e lottare per ciò in cui crede, il che sembra quasi una di quelle frasi fatte che fanno un po’ arricciare, storcere il naso e dire “Sìsì”, invece è semplicemente crescere col rispetto a favore, a favore di se stessi e degli altri e soprattutto stare con la vita dentro alla vita, al centro dove tutto fermenta, tutto si aggiusta e si muove. Vorremmo che facesse suo questo mio, anzi nostro pensiero, sapendo che oltre al nostro amore condiviso poco d’altro è scontato. Vorremmo che ripudiasse la bassa mediocrità e i facili compromessi che sanno solo ammorbare e portare inevitabilmente a subire le scelte di altri. Essere aspettativa e non rimpianto, se stessa e nessun altro.
E adesso anche l’inchiostro che ha appena finito di scorrere fa rima con pausa.
Questa foto è dedicata a Caty
Un ringraziamento, forse troppo semplice ma sentito, per lo splendido regalo che Alice Ginevra indossa.
Grazie Caty!
PROSSIMAMENTE
Nei prossimi post, le foto dei meravigliosi regali per Alice Ginevra che ci hanno fatto Mamma degli Alieni e Fausta
SPIANATA ROMAGNOLA AL ROSMARINO
Ingredienti:
1 kg di farina 00 della Molino Chiavazza
600 cl di acqua
1 cubetto di lievito di birra
1 bicchiere di olio di semi di arachidi
20 gr di sale
sale grosso q.b. per guarnire
rosmarino fresco tritato
Questa spianata è semplicissima da preparare, ha accompagnato la mia infanzia e tra un po' farà lo stesso con quella di Alice Ginevra.
Versiamo la farina e il sale fino nella ciotola dell'impastatrice, facendo un buco al centro. Nel frattempo facciamo sciogliere il lievitodi birra in un po' di acqua tiepida insieme ad una puntina di zucchero. Lasciamo riposare il lievito per una decina di minuti.
Versiamo il lievito al centro della fontana di farina nella ciotola, aggiungiamo l'olio di semi e l'acqua. Amalgamiamo il tutto per bene. L'impasto deve risultare appiccicoso come quello della pizza per intenderci.
Lo andiamo a stendere in una teglia da forno ricoperta da carta forno e lo lasciamo riposare per circa 3 ore. A questo punto dobbiamo solo spennellare la superficie della spianata con un misto di olio extravergine d'oliva e acqua, aggiungere il sale grosso e il rosmarino tritato finemente. Inforniamo a 200C per circa 30 minuti e poi lasciamo raffreddare.
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