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È arrivata La penultima fine del mondo grazie a Elvira Seminara

Creato il 26 giugno 2013 da Girasonia76

È arrivata La penultima fine del mondo grazie a Elvira Seminara Titolo: La penultima fine del modno
Autore: Elvira Seminara
Editore: Nottetempo
Pagine: 154
Prezzo: €11,00
Data di pubblicazione: 6 giugno 2013

Valutazione: È arrivata La penultima fine del mondo grazie a Elvira Seminara È arrivata La penultima fine del mondo grazie a Elvira Seminara È arrivata La penultima fine del mondo grazie a Elvira Seminara È arrivata La penultima fine del mondo grazie a Elvira Seminara


Trama In un piccolo paese dell’isola la gente comincia a morire, lanciandosi da balconi e scarpate: nessuno ha un motivo apparente, ma tutti un vago sorriso. I casi ormai non si contano e la stampa internazionale si riversa nella cittadina per documentare gli eventi. Quando, nel timore di un’epidemia planetaria, si spegnerà il faro dell’attenzione, gli abitanti resteranno soli e smemorati a sprofondare nel regno delle ombre. Non soli del tutto, però. È rimasto in paese uno scrittore di gialli per affrontare il mistero di quei suicidi felici. Un noir metafisico e visionario, la distopia di una società deperibile in questo nuovo romanzo di Elvira Seminara.

«Senza volerlo, morivano» "Inneggiando alla libertà di morte e al suicidio,  strumenti di lotta individuale contro la tirannia del mercato e il potere dell'industria,  che ci vogliono vivi per consumare, visto che i morti non comprano nulla,  si firmavano Silvia Plath, David Foster Wallace, Dorothy Parker e Philip Roth,  che in effetti non si era suicidato nemmeno una volta,  ma viste le sue paranoie pareva un valido candidato."
Per un lettore innamorato dei romanzi di Saramago, la trama de La penultima fine del mondo è un invito e una sfida. L'eco del premio Nobel portoghese non abbandona mai chi si è imbattuto nelle sue storie, resta sullo sfondo in maniera sfocata per poi ripresentarsi nitido se lo si scorge altrove. La trama del romanzo della Seminara contiene in sé il richiamo a Le intermittenze della morte: là gli uomini si suicidano tutti, qua non muoiono più. È un richiamo alle società spesso descritte dallo stesso Saramago: città e persone all'apparenza normali che si trovano a fare esperienza di eventi straordinari.  Ovvio che il paragone si presenti alla nostra mente spontaneo e che ci si chieda se l'opera della Seminara sarà all'altezza del predecessore o se sarà un pallido tentativo di emulare i suoi capolavori.  La risposta è pressoché immediata. La scrittrice catanese dimostra fin dall'inizio di essere una grande narratrice. Se la trama ci preannuncia un'atmosfera quasi incantata, da fiaba, bé, che il lettore sappia che non si troverà alle prese con un racconto magico e delicato, anzi.  Ogni pagina è un costante invito alla riflessione, all'introspezione, all'analisi di ciò che accade e perché. Se dalle dimensioni (il libro è grande poco più di una mano con sole 154 pagine di spessore) immaginiamo possa essere una lettura veloce, possiamo scordarcelo. La penultima fine del mondo è un libro che va letto lentamente, che ha bisogno di pause per cercare di comprendere quel che sta accadendo, di momenti riflessivi per ragionare sul perché stiano accadendo determinati episodi.  Ad ogni pausa, al lettore sembrerà di aver fatto un passo verso l'autrice.
Gli sembrerà di entrare nella sua mente e di condividere le sue scelte narrative.
Ad ogni suicidio, il lettore proverà allora a mettersi nei panni della Seminara e a immaginare le motivazioni di quella scelta.  Ad ogni intervento della stampa, il lettore capirà che quel che sta leggendo non è solo un'opera di fantasia ma una stoccata verso la società. Verso il consumismo, con il suicidio come unica via di fuga proponibile. E ancora, tra le pagine scorrono accuse verso chi svolge ruoli di informazione. Verso chi manipola la notizia.
Sicuramente però la domanda principale di tutto il romanzo sarà: perché questi suicidi? Non sta a me dare qui una risposta, e forse non sta neanche all'autrice. Forse il bello di storie come queste è che ogni lettore provi a trovare la risposta al quesito, aggiungendo al senso generale del romanzo il proprio significato e quindi il proprio valore. Non riesco a dire altro, eppure questo è un libro su cui ci sarebbe tanto da dire. Un libro su cui discutere. Una storia che mette in moto le rotelle nel nostro cervello e ci fa diventare tutti un po' filosofi.
Piccola nota estetica: ho gradito molto il formato del libro. Le sue dimensioni ridotte lo rendono più attraente ai miei occhi. Perfetto non solo da mettere in borsa, ma anche in tasca (aspetto da non sottovalutare, come mi ha giustamente insegnato  Rory Gilmore). E ho gradito molto anche la cover, efficace e attinente al contenuto. Si vede che la Nottetempo l'ha realizzato con cura, e da lettrice non si può che apprezzarne il lavoro.


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