Ma si sa, che rimanere razionali e retti di fronte la morte è difficile, mostrarsi coraggiosi e senza paure è estremamente complicato, anche solo pensarci a volte crea un senso di oppressione che spinge ad allontanarne il pensiero. [continua]
L'uomo saggio, nello stoicismo, è chi riesce a resistere alle avversità dell'esistenza senza perdere la propria ragione. Questo significa che nel caso in cui lo stoico fosse stato messo nella condizione di rischiare di impazzire, perdere il controllo e quindi la propria virtù, avrebbe potuto decidere di sottrarsi a questa perdita, abbandonando la propria vita.Soltanto il vero saggio sarebbe stato in grado di sapere se fosse giunto il momento di darsi la morte, convinto che “bene autem mori est effugere male vivendi periculum”, morire bene significhi sfuggire al pericolo di vivere male.Nella carta costituzionale, c'è un articolo importantissimo, l'articolo 32, dice:“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”Ma di quali limiti parla la costituzione? Quando il trattamento sanitario obbligatorio distrugge la dignità della persona e deve fermarsi? Una vita fatta di immobilità, ospedali, medicine e macchinari che fanno funzionare i tuoi organi quando il corpo non può più farlo affinché un uomo possa essere considerato vivo, li ha già superati?L'uomo può, o meglio potrebbe, dopo essere stato informato in modo puntiglioso sul suo stato patologico terminale ed irreversibile, rifiutare le cure “salva vita”, cioè quelle con le quali non morirebbe ma che potrebbero rischiare di causare un ulteriore degrado della dignità umana.Benché nell'articolo 32 della Costituzione Italiana si sottolinei come nessuno possa essere obbligato ad alcun tipo di trattamento, ad oggi nel nostro paese, non esistono leggi che regolino il rispetto di tale volontà. In Parlamento giacciono 70mila firme di cittadini italiani che vogliono una legge in materia di testamento biologico ed eutanasia legale, scatoloni e scatoloni pieni di firme, in un articolo si usava un termine formidabile “vegetare”. Mi provoca una strana sensazione, l'immagine di questi scatoli colmi di, voglia di autodeterminazione, a cui nessuno da importanza.Verrebbe da pensare che nessuno ha il diritto di legiferare su una questione del genere, se non l'uomo per la sua stessa vita, poter scegliere di vivere un' esistenza dignitosa e poter scegliere di morire alla stessa maniera. Poter decidere di allontanarsi da una vita che non ti rende più l'uomo che vorresti essere, perché il dolore, la malattia, quello stato patologico irreversibile dove sei rinchiuso si sono portati via il tuo stesso essere.Ogni tanto io e Costantino, un mio caro amico con la distrofia muscolare di Duchenne, ci ritroviamo a parlare della vita, così come ne parleremmo se ci incontrassimo una sera a bere una birra. Costa è cosciente di quello che ha e di quello che gli succederà, sa che non vivrà molto, me lo ripete spesso. Una sera mi disse una cosa che speravo di sentire, mi disse “amo vivere, ma vivere bene, con dignità”. Non mi ha mai detto di voler morire, ma ogni volta sento la necessità di sentirmi dire che ha voglia di vivere. Ma cosa intendeva ? cosa vuole dire per uno come lui, vivere bene. Costantino è un uomo immobile, muove solo tre dita, ha un tubo che gli permette di respirare, un gran sorriso e dei bellissimi occhi azzurri. Gli chiesi cosa intendesse con quella frase, mi rispose “mi piace la vita che faccio adesso, uscire, mangiare, ridere, parlare, essere sereno”.Poi fece un attimo di pausa e continuò “anche l'acqua”, non capì subito, “bere l'acqua è bello!” disse. Una frase semplice, perché sono queste che fanno più rumore. Sono le frasi così che ti entrano dentro e ti smuovono i pensieri, provocano confusione e ordine nello stesso istante, come se ad un certo punto l'elenco delle cose che contano si stravolgesse.Ho passato ore a riflettere su quello che mi ha detto, alla fine è uscito fuori quello che ho scritto ed è rimasta questa domanda, e se per un malato grave, terminale ed irreversibile porre fine alla propria esistenza significasse, proprio come per gli stoici, l'unico modo per conservare la propria virtù , l'unico modo per non perdere la propria dignità. Se rappresentasse finalmente una scelta, la scelta di rendere alla vita l'importanza che ha, non disprezzo, non il poco rispetto che si può avere verso un dono preso e gettato via come se non contasse nulla, ma semplicemente un amore incondizionato verso di essa?Valeria Pace