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E-book dell’intendente Navarra.03: parchi, natura e suggestioni in Costa Rica

Creato il 18 novembre 2014 da Eldorado

¨Ora faceva capo alla stazione del Juan Castro Blanco, un parco di quattordicimila ettari di estensione che si trovava nel centro della cordigliera che tagliava in due la Costa Rica. Era un posto dimenticato da Dio e Ignacio Caliendo ci si sentiva a suo agio. Non che fosse un solitario, ma quell’isolamento lo trasportava in un emotivo e soprattutto costante viaggio interiore di cui sentiva un’enorme necessità in quel momento della sua giovane vita… Il Juan Castro Blanco era una delle riserve naturali più inaccessibili del Paese. L’interno era l’habitat naturale di centinaia di specie animali, dalle più innocue, come le rane, il basilisco, il quetzal, fino a quelle più pericolose, come il boa, il giaguaro o il letale terciopelo, il serpente velenoso che aveva decimato le spedizioni dei Conquistadores impegnati nella scoperta del Nuovo Mondo. Bisognava conoscerlo bene per non perdersi. Al visitatore offriva pochi punti di riferimento, come la base d’entrata sulla riva del fiume Toro. Era quello l’ultimo bastione dell’umanità, perché dopo pochi passi si veniva inghiottiti dalla foresta vergine, che appariva impenetrabile e insondabile, un labirinto per i neofiti¨.
Ignacio Caliendo è il protagonista delle prime pagine di ¨Il patto dei gentiluomini¨. 26 anni, spirito libero, introverso, Ignacio fa il guardiaparco nella riserva naturale del Juan Castro Blanco, in Costa Rica. Il sistema dei parchi nazionali costaricani è il risultato di una non recente ma azzeccata politica, che già nel 1970 riusciva a riunire in una sola struttura le parti di territorio soggette a vincolo ambientale di questo paese. La natura veniva considerata come un patrimonio da salvaguardare in un’epoca in cui il resto della regione era sprofondato nelle guerre fratricide. In anticipo sui tempi la Costa Rica, che aveva abolito l’esercito, poteva disporre di fondi da investire in salute, educazione ed ambiente. Scelta azzeccata, dicevo, perché da allora la comunione con la natura ha ripagato i costaricani non solo in termini di protezione dell’ambiente, ma anche di turismo. Nei parchi si possono trovare oggi specie animali che erano in pericolo, e che hanno trovato ricovero e protezione all’interno del loro stesso habitat. I felini, soprattutto (giaguari, ocelot, puma) ma anche scimmie, rettili, specie acquatiche e volatili diffusi su un territorio che possiede almeno mezzo milione di differenti specie tra regno animale e vegetale e che conforma una peculiare biodiversità. Attualmente sono 28 le riserve naturali che ricoprono all’incirca il 25% dell’intero territorio costaricano, a testimonianza della vocazione ambientalista del piccolo paese centroamericano. Il maggiore problema, al momento, è quello del bracconaggio. I cacciatori di frodo, dietro cui si nascondono spesso potenti interessi, hanno preso di mira alcune riserve, come quella del Corcovado, per provvedere di pelli e animali vivi i collezionisti soprattutto degli Stati Uniti.
Il Juan Castro Blanco di cui si parla nel libro è uno dei meno conosciuti tra i parchi nazionali costaricani. Nonostante la sua vicinanza alle aree abitate, questa riserva è un intrico di foresta vergine quasi impenetrabile. Il censimento realizzato proprio dal servizio forestale ha rivelato che qui vivono almeno 57 specie di mammiferi, 44 di anfibi e 233 specie di uccelli, migratori o residenti. Al suo interno, o nelle estreme vicinanze, vi sono quattro vulcani: il Poás ed il Platanar (attivi) ed il Porvenir e il Viejo, il primo addormentato ed il secondo spento, le cui pendici sono ricoperte dalla vegetazione. Ricco di acque, il Juan Castro Blanco ospita le sorgenti di cinque dei più importanti fiumi del Valle Central della Costa Rica, nonché, per la sua natura vulcanica, una quantità di pozze termali. Il tutto completamente allo stato naturale, privo di speculazione turistica o di servizi che vi permettano alcun tipo di attività che non sia quella escursionistica a piedi e di avvistamento delle specie animali. Alcuni di questi luoghi sono impenetrabili, altri possono essere raggiunti attraverso i sentieri segnati e con l’aiuto di un guardiaparco. Il Juan Castro Blanco non fa parte del classico circuito turistico dei vulcani disegnato dai tour operator per i visitatori della Costa Rica, che vengono dirottati sull’Irazú, il Poás dal suo lato transitabile o all’Arenal, il che lo fa ancora di più un posto unico.
A chi lo volesse visitare, il suggerimento è quello di seguire lo stesso percorso dell’intendente Navarra che, più avanti nella narrazione di ¨Il patto dei gentiluomini¨, prenderà come punto di riferimento proprio la base di Bajos del Toro. In auto, è un’esperienza suggestiva, che passa attraverso panorami in stile alpeggi svizzeri con tanto di vacche pezzate, alla foresta pluviale alla quale si accede penetrando in una valle nascosta dalla vegetazione, quella appunto del fiume Toro. Da lì, poi, se si vuole camminare, si ha la possibilità di ascendere dai 700 metri all’interno della foresta, con l’obbligo di non abbandonare per nessuna ragione il sentiero. Perdersi, se non si seguono le istruzioni, è facile. Altrimenti, chiedetelo a Ignacio Caliendo e alle sue amiche inglesi.

L’e-book si scarica da: http://www.vandaepublishing.com/prodotto/il-patto-dei-gentiluomini/


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