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E-book dell’intendente Navarra.04: sottomarini narco, la svolta tecnologica del traffico di droga

Creato il 10 dicembre 2014 da Eldorado

Gli avevano offerto quel lavoro un mese prima a ragione della sua esperienza di motorista sui pescherecci e per la sua abilità sulle rotte del Pacifico. Non aveva rifiutato nemmeno quando aveva saputo qual era il mezzo che avrebbe dovuto timonare e quello che avrebbe dovuto trasportare. Gli avevano mostrato il sottomarino ancorato in superficie in uno dei canali del fiume Mataje e lo aveva ispezionato velocemente. Possedeva un motore da 350 cavalli, gps, perfino un telescopio speciale per la visione notturna. A parte questi sostegni tecnologici, le comodità facevano difetto. Un materasso gettato sul pavimento era il letto.
«Farete i turni, tanto uno deve sempre vigilare» lo avevano avvisato.
A occhio e croce, con il carico di otto tonnellate di cocaina e i 1700 galloni di diesel, avrebbe potuto filare a una velocità massima di undici nodi.
«Dove dobbiamo andare?» aveva chiesto.
«Galiano ti darà le coordinate appena dopo la partenza».
Avevano fatto rotta a nord, ovviamente, ed era subito cominciato l’inferno. Intanto, nello spazio angusto del sottomarino non c’era un gabinetto. Dovevano orinare in un recipiente e defecare in una specie di contenitore che avrebbe dovuto essere isolante ma non lo era. Gli effluvi si erano presto diffusi nella minuscola plancia, mischiati al penetrante lezzo del diesel e all’odore di Racumín della cocaina. All’inizio non aveva capito cos’era quel tanfo acido che gli entrava con ardore nelle narici. Gli aveva fatto venire in mente il veleno per topi che sua moglie usava in casa quando arrivava l’estate e si chiese perché in quel sommergibile qualcuno avesse sparso del topicida. Quando gliel’aveva chiesto, Galiano era scoppiato a ridere.
«Davvero non lo sai? È l’odore della cocaina».

Nel febbraio 2011 la stampa colombiana pubblicava le immagini del primo sottomarino fabbricato in casa ed usato dai narcos per trasportare la droga dalla Colombia all’America centrale. Trenta metri di lunghezza, due motori diesel, capace di immergersi a nove metri di profondità e di accogliere fino a cinque membri di equipaggio, il sommergibile rivelava una nuova ed inaspettata modalità nel traffico internazionale di droga. Significava un cambio di strategia notevole, soprattutto nell’incremento dell’uso della tecnologia. Per quasi venti anni i cartelli colombiani avevano fatto ricorso a modelli semi-sommergibili, che potevano celarsi sotto l’acqua in casi di necessità, e che spesso venivano abbandonati dopo essere stati scaricati dal loro carico illegale.
Il nuovo modello cambiava le regole. Si trattava di un mezzo in grado non solo di effettuare viaggi completamente sottomarini nell’oceano, ma che stabiliva una regolare tratta commerciale tra Colombia e Messico, da coprire in una decina di giorni. Una rotta su cui si trasportava cocaina all’andata e, molto probabilmente, armi al ritorno in maniera efficace e quasi sicura.
Quasi sicura perché i guardiacosta delle marine centroamericane sono insufficienti per garantire il controllo dei mari, ancora meno quando si tratta di battere le acque internazionali. Un esempio su tutti, quello dell’Honduras. Il diesel costa troppo e le imbarcazioni vengono fatte salpare solo nei casi di emergenza. Il vero antagonista dei sottomarini narcos è quindi la Marina degli Stati Uniti che spinge fino a qui i suoi guardiacosta per procedere alle operazioni di intercettazione.
Nel ¨Patto dei Gentiluomini¨ una delle narrazioni complementari alla storia principale è quella di Corella, motorista rimasto senza lavoro, che accetta di manovrare uno dei sottomarini narco, nella speranza di poter guadagnare qualche soldo per mantenere la famiglia. Lo sviluppo della sua storia è drammatico, ma riprende fedelmente i casi di cronaca nera legati al traffico delle sostanze stupefacenti. La manovalanza del narco, una volta intercettata, finisce irrimediabilmente in carcere, dove trascorre un minimo di cinque anni con l’accusa di traffico internazionale di droga. Stessa fine, naturalmente per Corella, a cui però viene presentata un’offerta che non potrà rifiutare. Una storia tutta da leggere come a parte a sè stante dal blocco del romanzo.
¨Il patto dei gentiluomini¨ si può scaricare da: http://www.vandaepublishing.com/prodotto/il-patto-dei-gentiluomini/


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