di Petra Veselá*
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Con questo e-book mettiamo un secondo tassello alla collana imago, la collana di fotogiornalismo e fotografia che questa volta si ibrida con l’arte figurativa contemporanea grazie a Petra Veselà che propone una serie di opere dell’artista underground praghese Pavel Zajíček. Il termine underground viene applicato alla cultura alternativa della ex Cecoslovacchia solo negli anni sessanta, allo scopo di dare un senso e un nome a tutto quel movimento culturale che si trovava in un certo senso già nell’illegalità, spinto ai margini della realtà totalitaria.
Il linguaggio e l’espressione dell’underground ceco era, ed è, poetico-musicale, idealistico e per certi tratti romantico, quasi utopistico. Questo linguaggio è ancora vivo: non è mai scomparso, anche se fortemente schiacciato dalle forze totalitarie e, quindi, rappresenta una conquista ampia e duratura, una sfida importante alla cultura dominante.
Nelle opere di Pavel Zajíček (1951) degli anni settanta si trova, per esempio, una specie di tragico visionarismo, una nuova sensibilità testimoniata dalle poesie e dalla prosa. L’opera di Pavel Zajíček è conosciuta come un’enigmatica ricerca interiore, un travagliato tentativo di esprimere l’inesprimibile, una nostalgica riflessione tra il visibile e l’immaginario, profondamente connessa con il mondo underground. La sua opera artistica è legata soprattutto al gruppo musicale DG307 (1973): egli è l’autore dei testi, nonché l’unico componente originario vivente.
La sua “leggenda nazionale” unisce nel suo mistero lati taglienti e nascosti della storia ceca. Lui, poeta profetico contrastato dal sistema comunista, era stato mistificato e condannato, divenendo una leggenda quasi archetipica. La frammentarietà della sua opera surrealista, o forse dadaista, in qualche modo contrasta la realtà, come se cercasse di scrostare l’apparenza.
Il mito di Pavel Zajíček è stato per molti anni un tabù nella Repubblica Ceca. Egli venne costretto lasciare il paese nel 1980; in seguito la sua leggenda fu mistificata e ricreata nel periodo della “normalizzazione”. Il modello che ha visto Pavel Zajíček come nemico dello stato, adesso rappresenta un ricordo e in un certo senso anche una leggenda, o un mito.
L’opera di Pavel Zajíček, di tutto l’underground e degli intellettuali dissidenti costituisce una parte importantissima della storia di Praga, eppure viene accantonata come se non fosse mai esistita perché è stata, e continua a essere, una realtà scomoda e pericolosa.
La dimensione di Pavel Zajíček ha un sapore intenso: fluttua tra immaginazione e realtà, tra ciò che vedi e ciò che immagini, tra quello che potrebbe essere e che realmente non è. La sua fiaba alternativa crea luoghi immaginabili, a volte con riferimenti espliciti ad un processo metaforico della psiche.
Nelle sue opere d’arte Pavel Zajíček manifesta una forma di vita che si ripete. Si tratta della forma frattale: una forma che potremmo considerare presente anche nella sua poesia, nonché nella musica del gruppo DG307. Con “forma frattale” si intende un oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura sulle scale diverse. Il modello frattale è conosciuto per esempio nell’arte polinesiana: il Dio “A’a” o meglio conosciuto come Tangaroa, esprime attraverso la sua forma frattale il concetto relazionale.
Questa tendenza dei comportamenti umani alla reiterazione nel tempo è rappresentata nell’opera di Pavel Zajíček da concetti, parole, significati o forme melodiche. Ogni forma nuova dell’artefatto manifesta strutturalmente le caratteristiche della creazione precedente. La forma frattale nell’opera di Pavel Zajíček si fa conoscere come una trama comunicativa, cioè come linguaggio.
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