E così sia
10 febbraio 2014 di Titti De Simeis
di Titti De Simeis
Threa, “Marionette” (2001)
E’ da qualche anno che non ci credo più. Non credo agli strilloni che invadono gli schermi con profezie, che salgono su pulpiti pagati con promesse, che comprano l’ingenuità di chi, ancora, è vulnerabile alla loro spettacolare verbalità. Non credo allo sciame fastidiosissimo di uomini e donne che hanno teatralizzato, in modo indecente, il ruolo che ricoprono, quello politico. Un ruolo, sì, una parte da recitare sulla scena, ormai devastata, di una società in agonia. Perciò da qualche anno mi astengo dal voto. E lo confesso con semplicità e nel rispetto dei valori che mi spingono a farlo.
Questo, un piccolo preambolo per introdurmi all’argomento che ha provocato in me alcune riflessioni.
In prima pagina, su uno dei quotidiani tra i più letti, un articolo, un titolo che non è passato inosservato. Figlio degli ultimi fatti accaduti dietro le quinte del teatro semiserio di cui dicevo sopra.
Un’offesa alle donne in politica ha scatenato la difesa della categoria.
Ed è partita una lettera in missione di ciò. E qui mi infosso nel dubbio: si chiede la difesa delle donne in generale, o solo delle donne politiche di quel partito? Perché, nella lettera pubblicata il riferimento è abbastanza circoscritto.
In ogni caso, si chiede ‘Rispetto per le donne’ si chiede alle donne di ‘disobbedire’, si dice loro: ‘siate libere’ e le si invita a ‘spegnere il megafono’. Si parla di ‘offesa sessista’, di offesa istituzionale, si grida ad un maschilismo ‘battutaro’, si parla di ‘lapidazione’ di atteggiamenti che ricadono ‘sulla pelle delle donne’. In effetti c’è scritto dell’altro, ma tanto mi è sufficiente a pensare, ed a pensare male. E dico: migliaia di donne, non solo in Italia ma nel mondo intero subiscono violenze di ogni natura, soprusi e maltrattamenti. Figlie, madri, donne di cultura, ogni categoria non riceve dispense a riguardo. E restano nell’anonimato dell’indifferenza o, al massimo hanno dedicata qualche riga dalla stampa o un piccolo spazio in tv. Poi tutto passa, come non fosse mai accaduto. E, cosa imperdonabile, però, tutto si ripete.
Non dimentichiamoci, in questo caso che si parla di quella classe politica che di scandali, ultimamente non se ne è risparmiato alcuno. E, in confidenza, non capisco perché tanto scalpore se anche le donne in carriera, carriera politica, appunto, avessero seguito la corrente, anche loro.
Lo ammetto, sentir parlare la nostra classe dirigente con certi toni è scandaloso, ma dovremmo essere abituati ad arrossire a causa terzi: l’ultimo ventennio ci ha educati a tenere botta a certe censure. Così, anche l’indignazione da prima pagina fa parte del copione, non ci dimentichiamo della recita in cui tutto trova il suo posto. Il perbenismo ipocrita e la morale imbellettata per fare scena, sono elementi fondamentali per un buon commediografo. E noi? Pubblico incapace di non entrare più in teatro, di non pagare più il biglietto, di strappare i cartelloni e lasciare vuote le sale, in tutta Italia.
Insomma, io mi indigno. E lo faccio concludendo.
Il ‘Rispetto delle donne’ è diventato un ‘programma politico’? Parlare di rispetto per la donna, invocarlo con striscioni di forte presa demagogica, a mio avviso, è una grande mancanza di rispetto, per la società, tutta.
Il Rispetto, di una donna ma anche di uomo, dovrebbe essere, da qualche secolo ormai, il principio primo dello sviluppo sociale e mentale di un Paese. E la vera Politica, lo insegna.