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E diciamo qualcosa di destra!

Creato il 20 luglio 2011 da Albino

Ultimamente viene tacciato come "comunista" chiunque abbia da ridire contro Berlusconi o dica qualcosa che non suona razzista o ultraconservatore. Vedi cos’e’ successo a Fini, ma non solo: vedi tutti quelli che hanno scoperto che essere di destra non vuol dire per forza che devi avere con gli stranieri lo stesso rapporto che ha Borghezio, o che devi condividere in toto l’etica di Buttiglione.

Ciononostante, si e’ di destra. Anche se si e’ contro questo governo del (fare finta di) Fare. E lo ribadiamo con orgoglio, perche’ le nostre idee sono nostre e non ci vengono dettate da nessuno, e se ci sentiamo appartenere ad una parte non vuol dire che abbiamo una tessera di partito o del tifoso in tasca, ne’ tantomeno che siamo obbligati a votare per quella parte, se i politici che la compongono non ci piacciono. Ne’ che siamo sordi alle altre campane, ne’ che accettiamo un programma di partito ad occhi chiusi. Noi siamo noi, con le nostre idee, siamo di parte ma non apparteniamo a nessuna parte.

Per questo, tanto per fare un esempio, da destra non ho nessun problema a dire che condivido la visione del "fine vita" di Vendola: ognuno deve poter decidere del proprio destino. E’ una concezione laica che sostengo, come sostengo il diritto ad abortire. Anche se io, sul piano personale e secondo i miei valori, schifo e aborro ogni donna che abbia ucciso il suo bambino.

E sono pur cosciente di non sembrare neanche di destra, perche’ in fondo io sono io, ed e’ difficile dare un’etichetta a chi in fondo non se la vuole dare. Anche se a volte, e mi scuseranno i lettori di sinistra, ma qualcosa di destra la devo dire. Quando mi esce dal cuore per esempio, tipo adesso.

E’ l’anniversario dei fatti di Genova. Dieci anni fa un pankabbestia emarginato sociale pensava bene di mettersi un passamontagna in testa e assaltare un Defender dei Carabinieri con un estintore in mano. Si e’ beccato una pallottola, e da allora e’ diventato nell’ordine: martire, santo subito, figlio modello, ragazzo d’oro, cittadino esemplare, bandiera di un movimento che secondo gli organizzatori era poco piu’ di qualcosa di bucolico, che a Genova lanciava fiori per le strade e cantava inni di pace. Poverino. In fondo era un semplice passante che non avendo un cane si accontentava di portare a spasso l’estintore, e siccome era una fredda giornata di giugno, non potendosi permettere un cappello si era messo un passamontagna in testa.

Ricordo cosa successe il 2001, dieci anni fa. Ero in giro per Padova. Qualcuno aveva scritto con lo spray su un cassonetto: "Carlo vive". E qualcun altro aveva aggiunto: "sotto terra, coi vermi". Come per dire a tutti quelli che si battevano il petto per il povero martire: ragazzi, se l’era cercata.



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