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E dopo il f.a.i. che ci fai?

Creato il 24 marzo 2014 da Eugenio Scarabelli

Siamo reduci in molti dalle visite guidate nelle residenze storiche e nei luoghi architettonici di pregio della nostra penisola, organizzate ieri dal F.A.I. Evento prezioso e da lodare, per quanto riesce a far riscoprire luoghi che altrimenti o sarebbero per pochi, o peggio sarebbero chiusi e dimenticati. Di queste meraviglie nazionali ce ne sono davvero tante sul nostro territorio e spero che giornate come quella di ieri, possano far aprire gli occhi su quanto la “bellezza” potrebbe davvero essere una fonte di guadagno importante per il Bel Paese Italia.

E DOPO IL F.A.I. CHE CI FAI?

Nel piccolo centro dove abito, sabato e domenica, erano aperti al pubblico ben due gioielli dell’architettura storica. Due palazzi che non avevo mai potuto vedere all’interno e che rappresentano la storia di un territorio. Ville nobiliari che fungevano da residenze altolocate, occupate saltuariamente o per tutto l’anno, ma ad ogni modo solchi importanti dell’antropizzazione storica nella nostra bellissima terra. Purtroppo attualmente VUOTI!

Nel migliore dei due casi, uno di questi palazzi è stato restaurato con l’intento forse di farci dentro un albergo di grande qualità, di quelli che vanno tanto di moda oggi con massaggi, saune, cucina raffinata e quant’altro. Uno di quei luoghi dove farsi coccolare per un week end di lusso, o magari qualche giorno in più. Sono stati recuperati gli intonaci presenti anticamente, rinfrescati i decori tenendo conto dei motivi iniziali e realizzati bagni la dove i Marchesi del tempo, non avrebbero nemmeno sognato di lavarsi il viso. Ma poco importa, il tutto è stato fatto ad arte e quindi con una filosofia di recupero rispettosissima del materiale storico pregiato da cui si è partiti.

Nell’altro caso invece, il palazzo è del tutto vuoto e in semi rovina. E’ stato possibile realizzare solo alcuni interventi che ne evitassero il crollo, ma quelle stanze chiederebbero molto di più per essere restituite alla vita. Gli Enti preposti (come si usa dire in questi casi) e forse anche la proprietà privata ancora coinvolta, naturalmente non sono in grado di reperire tutte le risorse necessarie. Così gli spazi restano congelati, con le pareti rivestite di stoffe che testimoniano gli antichi fasti, ma che ora parlano di morte e spreco totale.

Dopo le visite, oltre al piacere per le bellezze osservate, m’è nato il quesito se per caso non sarebbe opportuno, di fronte a tanta abbondanza, iniziare ad avviare delle riflessioni diverse. Se non sia piuttosto il caso di riflettere sul valore che la bellezza potrebbe avere se condivisa ed utilizzata a fini più ampi di quelli solamente privati. Ben intesto, plaudo e ammiro chi è stato in grado di acquistare con moneta sonante questi capolavori ma mi chiedo se davvero pensarne il riutilizzo solo di nuovo per realizzare “guadagni di lusso”, non rappresenti la vera penalizzazione di queste dimore: in passato usate solo da Marchesi e Baroni, oggi dai pochi che potrebbero spendere per una notte da urlo o peggio forse da nessuno, visti i soldi che ci vogliono per terminare una ristrutturazione di così alto valore (per chiedere 500,00 € a notte non si può lasciar nulla al caso)!!

E se invece pensassimo di destinare questi monumenti nazionali ad altrettante attività monumentali? Quanto vale, ad esempio, il recupero della salute e del benessere delle persone malate? E se allora si provasse ad offrire questi luoghi BELLI a chi, proprio per la sua condizione di malattia o sofferenza, ha davvero tanto bisogno di bellezza intorno a sé?

Proprio nella zona in cui sorgono le ville che ho visitato ieri, c’è un ometto semplice semplice che da più di 20 anni recupera gente dalla strada e li aiuta ad avere una vita da cittadini qualunque (volevo dire normali ma poi m’è scappato da ridere!). Bene, questo signore non ha mai voluto avere alcuna convenzione con il SSN (Servizio Sanitario Nazionale) ed ha tirato avanti tutta la baracca insieme ad altri, esclusivamente grazie alla benevolenza di altri cittadini come lui. Ora questo nucleo di illusi, deve cambiare casa e sta ristrutturando a caro prezzo e con soldi propri raccolti sempre con grande fatica, una casa di campagna. Mi chiedo allora: e si pensasse di restituire uno di quei palazzi a queste persone, non sarebbe il miglior uso che possiamo fare (oltre a quello turistico) del nostro BELLO?

La mia risposta è un sì convinto, dato che da 15 anni lavoro in uno di quei palazzi nobiliari di campagna, ristrutturati all’uopo per ospitare una Comunità per persone con disturbo psichiatrico. Vi assicuro che l’ambiente e la bellezza che ci circonda, aiutano molto a sentirsi meglio e più “normali”. Quando gli ospiti arrivano qui, ne traggono subito un senso di importanza e valore personale che li motiva a stare meglio: direi quasi che li spinge ad “essere migliori”. Girando per il nostro grande giardino, dove vivono monumenti nazionali vegetali, l’energia che respiriamo ci fa stare già meglio e da una spinta diversa al miglioramento personale ognuno: anche di noi operatori.

Ma ci pensate, se potessimo destinare uno di quei palazzi antichi in campagna ad un reparto di oncologia, magari di oncologia pediatrica? Ma ci pensate quanto BENE allo stato puro riusciremmo a realizzare in un colpo solo! Permettendo al luogo di esprimere tutto il suo valore ed alle persone di assorbirlo per stare meglio. In tal modo, io credo, avremmo davvero fatto di quei luoghi meravigliosi, una grande risorsa per tutti. Noi inclusi che vivremmo così in un mondo più giusto, solidale, sano e positivo.



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