
Con l’inizio della stagione calcistica avevo deciso di aprire la rubrica “bar dello sport” all’interno del mio blog Messaggi nella bottiglia, con l’intento dichiarato di offrire una boccata di leggerezza in un contesto di tematiche obiettivamente scassamaroni. Politica e attualità fanno cadere le braccia e inducono al pianto (in alcuni casi, alla vergogna) più che al sorriso. Rendere il blog meno serioso poteva quindi rappresentare una buona idea, soprattutto per non deprimere coloro che non hanno alcun interesse per il circo Barnum allestito quotidianamente nel Belpaese.
Nello spazio di una settimana ho però capito che ci sono ancora validissime ragioni per rispettare l’antica raccomandazione di non confondere il sacro (l’Inter) con il profano. Questo blog nasce fondamentalmente dall’esigenza di tenere distinti e separati due campi che mi appassionano in eguale misura.
I due piccoli nerazzurri della foto siamo io (a destra) e mio fratello Luigi, più di un quarto di secolo fa. Lui si è ritirato da tempo, sia dal calcio giocato che dalla militanza. È rimasto un nerazzurro “non praticante”, poiché è notorio che si può cambiare la fidanzata, ma non la squadra di calcio. Io invece persevero. Sia nel calcio praticato – a livelli che definire amatoriali è un’esagerazione! – sia nel tifo, anche se non sono più il ragazzino che teneva (e ancora tiene) nella cameretta il poster di Karl Heinz “Kalle” Rummenigge e pianse quando, al Bernabeu, il Real Madrid di Butragueño e Hugo Sanchez ci sbatté fuori dalla coppa Uefa, nella notte della biglia a Bergomi.
Non ho mai avuto simpatia per i fondamentalisti travestiti da tifosi, quelli che sanno già se sia rigore, fuorigioco, se la palla sia entrata o meno senza neanche vedere le immagini, perché la ragione sta sempre dalla propria parte e gli avversari non solo hanno torto, ma sono una manica di lestofanti, trasformando così una partita di calcio in una crociata del bene contro il male.
Ecco perché ho dedicato il blog al più grande tifoso interista, Peppino Prisco, del quale a dicembre ricorre il decimo anniversario della scomparsa. Adoravo la sua raffinata ironia (che era spesso autoironia), la capacità di sdrammatizzare e prendere in giro, in particolare, milanisti e juventini con garbo, senza mai essere sboccato e volgare.
Buon tifo a tutti.
PS: per una questione di praticità ho ritenuto di importare qua gli articoli già pubblicati sull'altro blog.
