È estate, c’è il mare. Al diavolo la miseria.

Creato il 05 luglio 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Un po’ di tempo fa c’erano le cambiali, oggi ci sono le finanziarie. Il tasso di interesse della cambiale era il costo stesso del “valore” che si acquistava in tabaccheria, il tasso di interesse delle finanziarie sfiora l’usura. Eppure gli italiani pur di viaggiare in Suv, acquistare 3 Smart Phone, le ultime diavolerie della Apple, vestire D&G e far finta di essere ricchi crogiolandosi al sole di Porto Cervo, vi ricorrono volentieri dopo aver adottato uno degli slogan preferiti dai napoletani: “vivi nu juorno e vivilo buono”. Ogni tanto dall’Ocse e dalla Banca d’Italia esce qualche numero serio, nel senso che dovrebbe almeno incuriosire, far riflettere e mettere in moto sinapsi atrofizzate, e invece non accade nulla. Continua la vita di sempre come se la finanziaria di cui sopra fosse una benemerita congregazione e i soldi che concede per permettere di illudersi di essere “in grana”, il prestito amichevole di una vecchia zia rincoglionita. Ci dicono che Marchionne (prendiamo ad esempio lui perché è uno dei personaggi del momento), guadagna 435 volte più di un suo turnista, un rapporto impensabile negli Anni ’90 quando è iniziata quella crisi che ha distrutto un’intera classe sociale: il ceto medio. Quella crisi, che non siamo mai riusciti a metterci definitivamente alle spalle, è stata la causa principale di un processo che, con il tempo, ha portato a un assetto della società italiana come quella attuale. Inutile girarci intorno, il 10 per cento delle famiglie possiede il 45 per cento della ricchezza nazionale, tutti gli altri faranno bene a mettersi l’anima in pace. Eroso il ceto medio con un impoverimento progressivo da modello argentino, dopo aver proceduto alla eliminazione perfino dell’idea di “classe operaia”, le Ten Family hanno instaurato un regime a proprio modello, uso e consumo con l’intento dichiarato di distruggere quel poco che restava al ceto medio e alla classe operaia per cercare di salire un gradino della scala sociale: il diritto allo studio, la formazione, la cultura, l’informazione. Quello che comunemente si chiama “berlusconismo” non nasce all’improvviso, non lo ha inventato Berlusconi, non è stato un’imposizione, è il frutto di una strategia elaborata da pochi cervelli e con molti, almeno all’inizio, inconsapevoli complici: partiti di sinistra e sindacati compresi. Nessuno ha capito, dalla metà degli Anni ’80 in poi, cosa stesse accadendo realmente nel nostro paese, che aria tirasse, gli interessi di chi dovessero alla fine prevalere. Lo si sta scoprendo oggi leggendo, ad esempio, con attenzione i dati della Banca d’Italia sui “Bilanci delle famiglie italiane” da cui si evince che la ricchezza (quella vera), è saldamente in mano di pochi e lì resta “impedendo la mobilità sociale, condizionando le carriere, costruendo pezzo per pezzo la nostra gerontocrazia”. Il Lazio è la regione più diseguale d’Italia, il Friuli Venezia Giulia la prima per eguaglianza e ricchezza diffusa ma sono dati sterili a fronte di un concetto invece chiarissimo: non si ricerca più l’uguaglianza, anzi si fa del tutto perché le distanze aumentino e la forbice fra i ricchi e i poveri si allarghi. Come sempre c’è chi sta peggio di noi e li citiamo solo per non rovinare la giornata al mare degli italiani che credono di essere ricchi: il Messico, la Turchia, il Portogallo, la Polonia e, non a caso, gli Stati Uniti nazione nella quale la middle class è stata spazzata via dall’ultima feroce crisi economica. In Europa, un gradino sopra di noi c’è solo l’Inghilterra ma, nel caso della “perfida Albione”, il colpevole ha un nome e un cognome, si chiama Margaret Tatcher e non è un caso se rappresenta uno dei modelli ispiratori di Silvio Berlusconi dopo Erasmo da Rotterdam, Mike Buongiorno e Licio Gelli. E mentre gli operai di Pomigliano d’Arco subiscono ricatti dalla Fiat sempre più Spa, e le mense della Caritas non ospitano solo extracomunitari ma anche autoctoni in giacca e cravatta, i giornali sono pieni di chiacchiere su Brancher, sulle intercettazioni telefoniche, sulle ciulatine del premier in Brasile e ancora (con tutto il rispetto per la vicenda umana ma sarebbe ora di smetterla) sulla morte di Pietro Taricone, le Ten Family continuano incuranti a interessarsi degli affari loro consapevoli che, caduto Berlusconi, un altro servo è pronto in lista d’attesa per rendere loro gli stessi servigi. Ma c’è il mare, c’è il silenzio della montagna, ci sono le ferie alle porte, l’abbronzante in valigia e il biglietto aereo acquistato a rate nel portafoglio, cosa volete che siano 300mila giovani disoccupati in più e qualche suicidio da licenziamento? E non chiamateci rompipalle, per favore!


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