Nobel per la letteratura a Vargas Llosa.
Stamattina 'Repubblica' tira un sospiro di sollievo e titola: "Il Nobel questa volta è famoso". Perché, come spesso capita a quei riottosi dell'Accademia svedese (che, avendo ormai ben chiaro come i premi siano discutibili, puro marketing, si prendono spesso il lusso di premiare per motivi politici), anche stavolta erano circolati nomi difficili, gente che va letta con qualche sforzo, che ci interroga chiedendoci la fatica di seguirli su sentieri non consueti. Così era stato per Lessing (definita "autrice illeggibile", se non ricordo male da un giurato dello stesso Nobel) oppure, lo scorso anno per Herta Muller: autrici non già premiate dal mercato (la Muller era a mala pena tradotta in Italia...) e a cui il Nobel non avrebbe fatto aumentare tirature e vendite. Due autrici donne, peraltro, bistrattate dal mercato e dall'establishmet culturale (che in Italia spesso sono la stessa cosa) senza pietà.
Invece vuoi mettere quanto sia meglio vincere un bel Nobel con Pamuk o Vargas Llosa, autori già riconosciuti e ben venduti, ai quali stuoli di addetti markettari possono tirare una splendida volata fatta di vendite, di incassi, di copie ristampate e impilate anche all'Esselunga. Ma con fascetta celebrativa, beninteso!
E a nulla importa che tanti librai e lettori in giro per il mondo già conoscano e apprezzino e leggano e vendano da anni, pur senza imprimatur, certi grandi autori e grandi libri. Vincere fa vendere due, tre volte.
Grandi discussioni si potrebbero aprire sui gusti del pubblico dei lettori (o sui consumi dell'industria culturale). Molto spesso si dice che il pubblico (i consumatori) non è affatto impreparato e anzi sceglie con piena cognizione di causa. Personalmente credo ci sia invece tantissima pressione sui nostri gusti da parte di pubblicità e strategie promozionali in genere: molto spesso (quasi sempre?) scegliamo perché ci hanno "consigliato".
Vendere, vendere, vendere. Che non ci sarebbe niente di male. Se un lettore potesse leggere su un quotidiano qualche notizia interessante invece che il sospiro di sollievo tanto atteso: "oh, almeno stavolta Vargas Llosa si vende".
Altro che populismo mediatico.
(E speriamo almeno che qualcuno, stamattina, dopo aver saputo la notizia, sia corso in libreria a comprarsi un libro del peruviano - "come si chiama? Quello lì, quello che ha appena vinto il Nobel" - rinunciando a quel fantastico paio di scarpe che aveva adocchiato in vetrina o a quello miracoloso "mai-più-senza che proprio mi mancava". Almeno ci avrà guadagnato un libraio: categoria a rischio estinzione).