Magazine Cucina
“Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognun sorriderà al benvenuto dell'altro
e dirà: Siedi qui. Mangia.
amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. E' festa: la tua vita è in tavola”.
Derek Walcott
Si annuncia come una delle feste più glam di tutto l’anno. Una gioia infinita apprendere che una cara amica desidera me ed i miei vini accanto a lei in un giorno così speciale come il proprio compleanno…
L’augurio alla mia adorata C. è di seguire, sempre, la sua naturale inclinazione, come se…fosse vino. Le auguro di incarnare il proprio destino fino in fondo, guadagnandosi un carattere irripetibile ed un stile riconoscibile nell’essenzialità. Così come auguro ai miei vini di incontrare sempre chi ne riesca a cogliere l’autenticità. I nostri vini sono il prodotto di una grande passione, omaggio onesto ai territori dai quali nascono.
A Milano assaggeremo:
NAKONE 2009, IGT Sicilia, da Chardonnay in purezza.
I vigneti di Nakone si trovano a 600-700 metri di altitudine, esposti a nord-ovest, un suolo asciutto, calcareo e argilloso, come conviene a questo vitigno, per una maturazione lenta. In un luogo speciale, all’ombra del tempio di Segesta.
Da questa unione sacra di natura e cultura è nato Nakone, una città che non è ancora stata trovata, un vino che ancora non c’era. Nakone, città mai trovata degli Elimi, ci ha ispirati nel dare il nome al nostro primo vino. Oggi le mode veloci rendono sorpassati i classici, fondamento vero della nostra cultura, in omaggio ad un concetto di nuovo-vecchio superficiale. Ed allora, controcorrente, a Segesta, su un suolo classico, vicino ad un tempio greco di incredibile bellezza, un vitigno che avvera grandi cose dove i luoghi glielo consentono. Per ritrovare la classe, fuori dal conformismo odierno. Nakone è l’interpretazione elegante e nuova di un vitigno possente e antico.
Erse 2009, ETNA DOC, è il richiamo del sorgere del sole e della rugiada all’alba. L’azzurro delle gocce della rugiada. L’azzurro del cielo dell’Etna. Erse è prodotto in Contrada Rovittello, da Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio. Il primo vino della Tenuta di Fessina messo sul mercato. Vino che vuole essere una fotografia del paesaggio viticolo dell’Etna: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, impurità bianche come Minnella, Carricante. Sono vitigni tutti presenti nel vino, nella stessa misura in cui vi sono nel vigneto. Vigneti di 50/60 anni di media, piantati molto tempo fa, quando fare vino era un fatto di cultura popolare e non c’era una selezione, ma una miscela di vitigni. Erse è lo sforzo di fare un vino di tutti i giorni, ma in maniera seria. La volontà di fotografare il paesaggio dell’Etna dal punto di vista varietale. Vino etereo, fine, dai tannini pronunciati, la freschezza assoluta, ha colorazione tenue, come i tutti i vini naturali dell’Etna. Vino molto speziato, dai grandi profumi, dalle note di pepe, è un vino molto orientale, molto femminile, molto gentile. Di grande eleganza. Erse dice lo sforzo di cercare di rappresentare l’Etna in quella che era la sua origine, non forzando nulla. Dedicato ai miei occhi chiari, che sono "azzurri con il cielo dell’Etna". Erse è anche il nome di una divinità della rugiada. Della fragranza del mattino. Vino semplice, diretto, che si insinua nei sapori e nelle sensazioni della mattina. Nota colorante leggera, prolungatezza alla bocca straordinaria. Semplice, comprensibile immediatamente a tutti, ma ha la sua austerità, la sua eleganza, che lo può far apprezzare anche da chi ha un palato fine.
L’Imbrunire, annata 2009, è un IGT Toscano prodotto con Canaiolo in purezza, una delle varietà trovate in un vecchio vigneto di Villa Petriolo. Da sempre questo vitigno è usato nel taglio classico del Chianti. La curiosità di capire quanto potesse valere da solo il Canaiolo ci ha indotto a provare a vinificarlo in purezza, raccogliendo i pochi grappoli rimasti dal vigneto San Martino, di oltre trenta anni di età. E’ un vitigno che sta scomparendo, i cui profumi ci ricordano, con i sentori di terra bagnata e frutti ossidati, le sere di fine estate. Con molto frutto e molto tannino, è da considerarsi un “vino del mattino”, che possa sostituire anche un bianco da aperitivo, da bersi anche fresco. I profumi esprimono tutte le potenzialità del territorio, col suo stile di semplicità e grande bevibilità.
Auguro alla mai cara amica, più che mai nel giorno del suo compleanno, di essere vino e di donarsi a larghi sorsi, eccitando la fantasia prima di tentare le labbra!
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