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E’ finita la marmellata, storie di ONLUS

Creato il 01 marzo 2012 da Cren

E’ finita la marmellata, storie di ONLUS Skype aiuta a tenere i contatti, ed ecco arrivare Lara, una ragazza che ha lavorato per oltre 7 anni nella ONLUS CCS Italia /Centro Cooperazione Sviluppo). Ora in fase di allontanamento come altri suoi colleghi. Il nome è di fantasia perché, dato l’ambiente, non troverebbe più un lavoro neanche incatenandosi.  Nelle ONG, società civile, progressiste,democratiche, di sinistra, l’Art. 18 non è mai esistito, i contratti anche per il personale in sede sono, di norma, a tempo determinato, quelli per il personale nei diversi paesi, di fatto, inesistenti (i locali sono licenziati senza problemi).  La sintesi dell’intervista è: dopo averci messo le mani in tanti, la marmellata è finita.

D: Tu conosci Kulchandra Silwal, tre figli e quattro anni di lavoro in CCS Italia in Nepal? Si, è stato licenziato senza preavviso nel 2008 ed è ancora senza lavoro.

Quindi? Noi non abbiamo detto né fatto niente e, poi, lo stesso è successo a noi della sede di Genova.

Lo sapevate che, sempre in Nepal a Kavre, sono stati tolti i salari a una ventina d’insegnanti, fin dal 2008, pagati dal CCS che significa 20 famiglie senza reddito? Noi non potevamo fare e dire niente. Il CCS ha avuto un enorme calo di sostegni mediamente il 15% all’anno negli ultimi 3 anni, a causa della pessima gestione. Sono stati assunte figure che prima non esistevano un dirigente, Alessandro Grassini (costo azienda euro 120.000 annui), un responsabile progetti tale Enrico Neri (costo azienda euro 75.000), spesi negli ultimi tre anni oltre euro 500.000 in marketing con pochi risultati, spesi 120.000 in avvocati e consulenti. I soldi sono finiti. O come ha detto un revisore dei conti “è esaurita la massa critica”. Infatti sono stati spesi fondi accumulati nelle passate gestioni . Fai conto che i sostegni sono passati da 22.548 nel 2006 a 13.275 nel 2011 con un calo delle entrate da euro 4.172.000 a 2.850.000. Nel contempo le spese per il personale sono passate da euro 293.035 (2006) a oltre euro 500.000 (nel 2011) e parliamo solo della sede di Genova. Hanno usato l’escamotage di far passare circa euro 250.000 (degli stipendi sede) sui soldi inviati nei paesi per i beneficiari.

E i progetti? Sono stati grandemente ridimensionati dal 2007, per la concentrazione delle spese nella struttura (passata da euro 701.000 nel 2006 a oltre euro 900.000 nel 2011) e, a mio avviso, per scarsa capacità progettuale. Penso che questa sia la causa del costante calo di sostenitori. Basta guardare il sito e vedere quanto poco si è fatto con oltre euro 2.800.000 all’anno. Un tempo veniva distribuito materiale didattico a oltre 23.000 bambini poi non si è fatto più neanche quello. Si è pensato più all’immagine che non alla sostanza. 

 Cioè? Per esempio tutti i costi relativi alle certificazioni, ai viaggi avanti e indietro dei consulenti. Una cosa solo di facciata perché la certificazione si ferma agli invii nei paesi, nessuno può certificare le spese dei partners che implementano i progetti.

Secondo te chi sono i responsabili di questo fallimento? Sicuramente il Comitato Direttivo che non è stato capace di gestire l’Associazione o se ne è fregato,  ma anche i dirigenti scelti dallo stesso, gente che ha trovato qui l’America, poco lavoro e tanto guadagno.

Chi sono i componenti del Direttivo? Dal 2007 sono entrati alcuni politici e loro amici (Fernanda Contri e Stefano Zara) e poi sono rimasti due inutili yes-man (Giorgio Zagami e Giancarlo Piano) che provenivano dalla passata gestione, segnata dai problemi giudiziari del 2006.

Ma la Contri e Zara, che sono esponenti di spicco del sistema politico e affaristico di Genova non hanno aiutato il CCS? La mia impressione è che abbiano avuto l’occasione per farsi un po’ di pubblicità (NDR: Zara è stato candidato alle primarie e poi, come sempre trombato, nel gennaio 2007 poco dopo la sua entrata nel CCS) e sistemare qualche loro conoscente. La Contri (Presidente fino al 2010) ha preferito ritirarsi per tempo, per fuggire dal fallimento dell’Associazione, poi, è sempre in giro con la sua “auto blu”. Sai che fa parte di una decina di Comitati di Garanzia, (fra cui l’inutile costosa Consulta Statutaria Ligure , euro 20.000 a seduta-NDR) tutti abbastanza inutili ma ben remunerati. Zara mi dà l’impressione che sia ormai un po’ andato ma, in genere, hanno troppi interessi da curare e proteggere per occuparsi in maniera seria del CCS.

Ma i soci chi sono? Quasi tutti parenti dei membri del Comitato Direttivo o degli avvocati loro amici che seguono il CCS a parcella piena, oltre 80.000 euro in un anno.

Cioè? Sono abbastanza noti a Genova e ben ammanicati con Comune, PD, porto e altro. Sono Manzitti, Di Franco e Ghibellini.

Vuoi dirmi che hanno ricevuto fior di parcelle, approvate da loro parenti o amici? In pratica sì.

Cosa succede ai dipendenti? Alcuni stanno intentando cause di lavoro cercando di prendersi anche loro qualche centinaio di migliaia di euro, altri sperano, vista la situazione, di sopravvivere nell’Associazione, altri che lavoravano con contratti a tempo determinato non hanno accettato quelli a termine e se ne sono andati. Il problema è che la sede di Genova chiuderà, il negozio è in deficit e ACRA (in cui il CCS confluirà)  non ha interesse a mantenere in piedi il CCS.

E per i dirigenti? Per loro non ci sono problemi si sono riciclati nella nuova Fondazione ACRA così come i membri del Comitato Direttivo e i revisori dei conti (NDR: bei conti)

Ma è stato comunicato ai sostenitori questo assorbimento? E’ una cosa che và avanti da un anno (dal 20\11\2010), l’interesse principale è non perdere il 5 per mille e non vedersi abbandonati dai sostenitori. Per questo sono stati un po’ restii a comunicarlo.

E ACRA si prende questo carrozzone, in caduta libera? ACRA si sostiene con i fondi pubblici (MAE , UE e Fondazioni) che sono in netto calo, ha provato con quelli privati ma gli è andata male, anche loro hanno bisogno di soldi per mantenersi e trovare co-finanziamenti pubblici e rastrellare fondi. Il CCS “fattura” ancora circa euro 2,5 milioni, licenziando personale, chiudendo la sede di Genova e diminuendo le attività verso i beneficiari, può essere un buon business per loro.

Non pensate di far un bell’esposto all’Agenzia delle ONLUS? E’ un idea che stiamo valutando, anche se, visto la compagnia, rischia di finire nella sabbia.

Gran parte della documentazione su questa vicenda è nei post precedenti, sui personaggi in DOCS e nei commenti. Un unico pensiero preso da un commento di Fabrizio, migliaia di Contri, Zara e loro compari hanno succhiato l’Italia e ora chi deve pagare la loro incapacità è la povera gente.


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