Magazine Cinema
di Vincenzo Salemme
con Vincenzo Salemme, Carlo Buccirosso, Nando Paone, Margareth Madè, Giorgio Panariello, Paola Quattrini, Maurizio Casagrande
Italia, 2004
genere, commedia
durata, 94'
Ciò che c’è di bello in ...e fuori nevica! è quel che manca.
Per festeggiare i vent’anni della pièce teatrale che l’ha reso noto, Vincenzo Salemme ha deciso di onorare la ben riuscita commedia con un prodotto cinematografico di dubbio valore. Nelle sale a partire dal 16 ottobre ..e fuori nevica! passerà al vaglio del giudice più severo, il pubblico, che fino a pochi anni fa – l’ultima rappresentazione fu nel 2000 –, rideva sulle note di una viva e genuina comicitàdal sapore napoletano. Dal teatro al cinema come se nulla fosse, la storia rimane praticamente invariata.
Enzo Righi (Vincenzo Salemme), vive cantando su navi da crociera quando un giorno una telefonata lo avvisa dell’imminente lettura testamentaria della defunta madre. Dopo quasi trent’anni di assenza, torna nella natale Napoli da cui era fuggito poco dopo la morte del padre lasciando la madre e Stefano (Carlo Buccirosso), impiegato sfortunato in amore, a prendersi cura del fratello Cico (Nando Paone), mentalmente disabile. Forte dell’eredità che sta per riscuotere, Enzo, chiuso nel suo microcosmo di immaturità ed egoismo, non poteva sospettare la condizione che la madre in punto di morte aveva posto affinchè i figli potessero godere della casa: la convivenza.
Che la locuzione repetita iuvant non sia da applicare ad ogni costo lo mostra una narrazione lenta, piatta, prevedibile, ed, è proprio il caso di dirlo, già vista. La storia procede tale quale la conosciamo senza alcuna evoluzione o perizia registica, cadendo anzi nelle sabbie mobili di una sceneggiatura statica che vuol rendere a tutti i costi ogni situazione equivoca, ogni battuta degna di una risata. Peccato che l’effetto raggiunto sia quello di portare gli spettatori a ridere non con i protagonisti, ma del regista. Tutta questa felicità ostentata risulta grottesca – quasi come l’esibizione cabarettistica di Enzo con cui il film si apre –, imbarazzante e fuori luogo. Già il mondo oltre la buia sala cinematografica ci obbliga ad essere sorridenti sempre e comunque; non lasciamo che anche la settima arte si pieghi con mera acquiescenza al diktat della società dello spettacolo. Pensando che la riunione dei tre protagonisti, indubbiamente affiatati anche nella recitazione, sarebbe stata condizione necessaria e sufficiente a risvegliare il plauso di pubblico e critica, Salemme si è forse dimenticato che la differenza fra cinema e teatro non si riduce al fatto che nel primo caso “si guardano” le cose mentre nel secondo “si ascoltano” le parole – come ha avuto modo di affermare durante un’intervista–,ma va ben oltre. Sebbene l’uscita di una strana creatura con un animo da teatro e un corpo da cinema sia risultata agghiacciante, essa è solo l’ennesima conferma dell’ingiusto stillicidio cui sta andando incontro il teatro, e che la pellicola ha il merito –assolutamente inconsapevole– di evidenziare. Insomma, non tutto il male vien per nuocere.
Erica Belluzzi
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