Magazine Diario personale

E il treno corre e va

Da Sunwand
E il treno corre e va
Ed eccomi qua di nuovo in treno.
Seduta dal lato del finestrino guardo la campagna coi suoi campi lavorati, i suoi vigneti pronti alla vendemmia, con gli orti e frutteti.
Ogni tanto sobbalzo al passaggio del treno sul binario accanto, poi la vista ritorna a riposarsi di nuovo sui campi, vigneti, orti e frutteti. E il treno corre e va.
Qualche casa si leva sui campi, qualche costruzione si fa più frequente: appaiono dei capannoni, appaiono ex aree industriali poi, come sono apparse, tanto scompaiono lasciando posto all'estensione dei campi. I capannoni sembrano ruderi, spettri, alcuni ritornati alla vita, altri tuttavia mai abbandonati, come ultimo baluardo che fronteggia una guerra tra epoche, che fronteggia il tempo inarrestabile, il denaro motore di ogni cosa e la domanda che cambia. E il treno corre e va.
Anche qualche pezzo di terra è abbandonato, è lasciato alla gramigna, alle vitalbe, alle sterpaglie; tuttavia ancora ospita vita, tuttavia ancora può essere lavorato, piantumato, reso fertile. Anche se l'abbandoni, la campagna non diventa rudere e non diventa spettro, ombra di ciò che è stata ma ritorna ad essere materia grezza, legno da scolpire, ferro da fondere, creta plasmare.
Nessun campo può morire, nessun campo pò crollare, nessun campo può finire.
E pensieri corrono e vanno come questo treno che corre e va.
Sunwand

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