I prossimi giorni, poco dopo la mezzanotte, sarà possibile tentare di osservare le Orionidi, uno sciame di meteore date dai resti della famosissima cometa di Halley! Le Orionidi possono essere definite come una versione Junior del famoso sciame meteorico delle Perseidi. Il massimo di visibilità verrà raggiunto il 21-22 Ottobre, ma dal 16 e sino al 24, la Terra nel suo moto nello spazio incontrerà zone più o meno dense di meteoroidi. Queste meteore sono conosciute con questo nome in quanto le scie luminose si aprono a ventaglio in una regione a Nord della seconda stella più luminosa della costellazione di Orione: Betelgeuse. A differenza della recente pioggia di ”stelle cadenti” delle Draconidi, la Luna non disturberà più di tanto le osservazioni in quanto negli 8 giorni di visibilità risulterà in fase calante. Al momento del picco la ritroveremo con una falce visibile del 30%, e durante la fase successiva tenderà a divenire ininfluente. Le Orionidi in genere producono circa 20-25 meteore all’ora sotto un cielo limpido e buio. Sono normalmente deboli e non visibili da cieli urbani, per cui l’ideale sarebbe spostarsi verso aree rurali per osservarne l’attività. Come detto, questa comincerà ad aumentare notevolmente dal giorno 16, quando sarà possibile osservarne in media 5 ogni ora. Dopo il picco del 22 Ottobre, lo ZHR comincerà a scendere gradatamente, tornando ad essere nuovamente 5 per ora il 26 Ottobre, anche se a volte è stato possibile scovarne qualcuna sino alla prima metà di Novembre. La bellissima e studiata cometa di Halley ci ha lasciato un’eredità visibile sotto forma di due sciami meteorici, una delle quali è proprio lo sciame delle Orionidi, e l’altro delle Eta Acquaridi. Le comete sono avanzi della creazione del Sistema Solare composte prevalentemente di ghiaccio; prima o poi tutte tendono a disgregarsi in sciami, e la cometa di Halley ha già cominciato questo processo. Queste piccole particelle, per lo più di dimensioni variabili da granelli di sabbia a poco più, rimangono lungo l’orbita della cometa originaria, creando un fiume di detriti nello spazio. Nel caso della cometa di Halley, che probabilmente ha percorso il suo giro molte centinaia, se non migliaia di volte, la sua scia sporca di detriti è stata distribuita più o meno uniformemente lungo tutta la sua orbita. Quando questi frammenti di cometa entrano in collisione con la Terra, l’attrito con la nostra atmosfera produce l’effetto popolarmente denominato “stelle cadenti“. La cometa di Halley è passata recentemente nel 1835, nel 1910 e nel recente 1986. Il passaggio dei primi anni del ’900 è stato eccezionale, sia perchè la sua distanza dalla Terra è stata limitatissima, sia perchè l’assenza di inquinamento luminoso ha permesso di scattare le primissime fotografie di un evento così eccezionale.
Cosa dobbiamo attenderci quindi da questo passaggio dei detriti di questa cometa? Il momento migliore per osservarle, sarà almeno a mezzanotte, dopo di che il radiante a nord di Betelgeuse sarà sempre meglio osservabile in altezza. Le Orionidi possono essere osservate molto bene da entrambi gli emisferi terrestri. Nella recente tempesta delle Draconidi invece, dagli Stati Uniti ad esempio, non è stato possibile osservare nulla, in quanto al momento del passaggio, quella parte di mondo era alla luce del Sole. Al suo apice le Orionidi produrranno dalle 15 alle 20 meteore per ora, sino ad un massimo di 30. La probabilità di osservarne una anche soltanto per un momento è del 75%. In un manuale, David Levy e Stephen Edberg scrivono che le Orionidi sono facilmente identificabili dalla loro estrema velocità. Queste meteore infatti sfrecciano nella nostra atmosfera a 66 Km/s, anche più veloci delle “sorelle” Eta Acquaridi di Maggio, lasciando una scia ben visibile nel cielo. Recenti studi hanno dimostrato che circa la metà di tutte le Orionidi che si osservano riescono a lasciare tracce che duramo più di altre meteore di altri sciami di pari luminosità. Questo è senza dubbio collegato in qualche modo alla composizione della cometa di Halley. Le Orionidi rappresentano una visione di quello che è un oggetto osservato da millenni. Rappresentano un incontro con le tracce di un oggetto proveninente dalle profondità del sistema solare sin dall’alba della creazione.
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