La crisi economica avanza senza sosta nel nostro Paese e così si cerca in tutti i modi di opporsi ad essa e di salvare il salvabile. Ma come? Si sono chiesti politici ed economisti dopo che i rincari hanno già interessato l’Iva, l’IPT e dopo aver tagliato al massimo i fondi a disposizione delle Regioni, delle Provincie e dei Comuni.
Ed allora ecco il lampo di genio da parte dei Signori dell’economia e della finanza: bisogna introdurre la tassa patrimoniale anche in Italia come (solo) la Norvegia e la Svezia attualmente fanno in Europa. Tassando dello 0,1% tutti i patrimoni o applicando una tassa di circa 30 mila euro per il terzo degli italiani più ricchi.
Applicare la tassa patrimoniale significherebbe calcolare l’imposta che il contribuente dovrà versare sul patrimonio piuttosto che sul suo reddito, il che non dovrebbe toccare la ricchezza prodotta da un cittadino, ma quella accantonata che in realtà potrebbe andare a nuocere le persone che hanno risparmiato e lavorato tutta una vita per comprarsi una casa o per accumulare dei depositi in banca, ma che non detengono una grande ricchezza.
L’effetto nocivo potrebbe riflettersi sui consumi, in quanto una persona ricca che verrà colpita dalla tassa potrà continuare a mantenere ugualmente un certo tenore di vita, ma non una persona di ceto economico inferiore.