E’ palese, giorno dopo giorno me ne rendo sempre più conto…
E’ in corso un’involuzione; sì, un’involuzione lenta e silenziosa, ma comunque un’involuzione. La nostra società, è indubbio!, sta facendo passi da gigante su molti fronti. Le scoperte scientifiche, le applicazioni tecniche e le nuove tecnologie contribuiscono a migliorare il nostro stile di vita. Ma ad ogni passo in avanti se ne fanno almeno due indietro. Più ci evolviamo in alcuni ambiti, più arretriamo su altri.
La cosa grave non è tanto arretrare. La cosa che mi da veramente sui nervi è il non provare a fermare questa consapevole involuzione. Sì, lo siamo; siamo coscienti di arretrare. Lo siamo al tal punto da fare spesso autocritica, un’autocritica che però non porta ad alcun giovamento. Critichiamo, attacchiamo comportamenti, fatti, episodi, mentalità, gesti moralmente putridi, chiaramente ai limiti, palesemente ingiustificabili ma lì ci fermiamo. Non riusciamo o non vogliamo indossare sulla nostra pelle la critica da noi rivolta a un comportamento altrui.
Il simbolo, l’emblema dell’involuzione sono, a mio parere, i messaggi. Sì, proprio i messaggi di testo che stanno da molti anni spopolando. Pensateci un po’, abbiamo smarrito per strada la voglia di sentirci vocalmente, abbiamo perso la bellezza di una semplice e classica chiamata. L’evoluzione del messaggio, ovvero la chiamata, è stata soppiantata dal suo antenato.
I messaggi, badate bene, sono solo l’inizio di una lunga e potenzialmente infinita catena…
Vedo involuzione quando mi arriva la notizia che giornali quali La Repubblica e Il Corriere esaltano fenomeni da baraccone, ragazzi travestiti da clown che, al fine di fare un po’ di views e di conseguenza big money, terrorizzino ignari passanti.
Vedo involuzione quando la gente giudica senza capire, senza comprendere, senza avere le competenze per farlo.
Vedo involuzione quando vedo un omosessuale denigrato, umiliano da persone ignoranti, senza cuore e senza un minimo di sensibilità.
Vedo involuzione quando assisto ad un comizio di Grillo.
Vedo involuzione quando si guarda con occhi strani e a dir poco esterrefatti un ragazzo che compra giornali, che si interessa all’attualità o alla politica. Tempo addietro era, pensate un po’, quasi inconcepibile non partecipare alla vita pubblica e ora ci si sorprende, quasi si giudica chi dedica parte del suo tempo a farlo.
Anche la crisi, per come la vedo io, non è altro che un’involuzione. Ci si è migliorati, si è arrivanti ad un livello di benessere tale da stabilizzarsi, da impantanarsi. Nulla può più avanzare, tutto può regredire, al massimo ci si può mantenere saldi.