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E Intanto la Mia Vita Fugge in Diagonale: Franco Battiato

Creato il 09 maggio 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Alessandro Puglisi 9 maggio 2013 E Intanto la Mia Vita Fugge in Diagonale: Franco Battiato

Ogni concerto di Franco Battiato è, in qualche modo, una nuova esperienza. Col suo fidato paio di cuffie, fa il suo ingresso, tranquillo e sorridente, e inizia a cantare. E trasporta in un altro mondo. Così è accaduto anche il 4 e 5 maggio, in occasione delle due date di un concerto sinfonico che ha visto il cantautore accompagnato dall’orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania, diretta dal maestro Xu Zhong, mentre al pianoforte e alle tastiere, come da tradizione, si sono esibiti, rispettivamente, Carlo Guaitoli e Angelo Privitera. Il programma, che ha visto anche l’immancabile partecipazione del filosofo e paroliere Manlio Sgalambro, è stato, giustamente, una mistura, piuttosto riuscita, di vecchi e nuovi successi da un lato, dall’altro di brani di estrazione classica e “classici” popolari. In apertura, gradevole il terzetto di pezzi tratti dall’ultimo lavoro discografico di Battiato, Apriti sesamo. La contemplativa Un irresistibile richiamo, insieme a Caliti junku e a Il serpente (forse il brano meno riuscito dell’album, sia detto qui per inciso) hanno introdotto il pubblico, costituito da individui di tutte le età, ad un ascolto più attento. In questo senso, da segnalare l’inserimento in scaletta tanto della romanza, celebre, Plaisir d’amour, composta a fine Settecento da Jean-Paul Martini su testo di Jean-Pierre Claris de Florian, quanto del lied di Johannes Brahms Gestillte Sehnsucht; in Battiato, convivono Richard Wagner e Jacques Brel, stanno fianco a fianco Roger Quilter e Charlie Chaplin, e in buona parte da questo è derivato il fascino di un concerto del genere e la sua “digeribilità” anche ai frequentatori meno abituali della musica classica.

E Intanto la Mia Vita Fugge in Diagonale: Franco Battiato

Una breve sezione centrale, costituita da un reading poetico di Manlio Sgalambro, un maestro anch’egli, e un volto notissimo per ogni fan di Battiato che tale si possa definire, ha fatto da intermezzo, precedendo la seconda parte del concerto, vero e proprio core per gli appassionati del cantautore: oltre al bell’omaggio al Sergio Endrigo di Aria di neve, ascoltare brani, magari non più recentissimi, ma giovani e sempre vivi da un punto di vista creativo, come L’ombra della luce, Lode all’inviolato, Il re del mondo, per non parlare della splendida e conosciutissima La cura o di Prospettiva Nevskij, per di più in versioni maggiormente “ariose”, è un piacere e una garanzia. Se poi, durante i bis, vengono offerti al pubblico canzoni come L’addio, scritta per Giuni Russo, Povera patria e Gli uccelli, è ancora meglio.

E Intanto la Mia Vita Fugge in Diagonale: Franco Battiato

A questo proposito, la cifra distintiva del concerto, cioè il suo essere fondamentalmente sinfonico, per certi versi si può considerare un limite: la scrittura, testuale, e musicale, di Battiato, a parere di chi scrive, richiede, in molti casi e quasi giocoforza, una sezione ritmica nella formazione sul palco: si consideri come una piccola nota a margine nella considerazione di un’esibizione più che dignitosa la quale, però, avrebbe potuto avere qualche spunto in più, rimanendo, soprattutto in determinati casi, maggiormente fedele alle tessiture originali. Come recita, implicitamente, il titolo del prezioso intervento critico di Gianni Morelenbaum Gualberto nel programma di sala, Lo sguardo antico di un viaggiatore malinconico, quello di Franco Battiato è uno sguardo autenticamente, e continuamente, in equilibrio tra il passato delle tradizioni, in particolare del vicino Oriente, la canzone popolare, e la sintesi, l’elettronica, il frammento impazzito.

Foto di Giacomo Orlando per il Teatro Massimo Bellini

E Intanto la Mia Vita Fugge in Diagonale: Franco Battiato


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