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E l’Amore?

Da Unaltrosguardo @maurovillone

Sono figlio della ripresa economica del secondo dopoguerra. Ovvero nato in una famiglia povera diventata nel corso degli anni ’60 benestante e non ho mai patito la fame o altro genere di privazioni.

Nonostante questo sono stato educato alla sobrietà e all’attenzione all’ambiente, alle persone, al senso della vita. La ragione è semplice. Mia madre nacque in Argentina da una famiglia di emigrati italiani ricchi, ma solo perché grandi lavoratori. Mio padre crebbe in Africa perché mio nonno era militare in Eritrea, ma con la guerra finì per un anno in campo di concentramento, per poi passare una serie di peripezie tali da fargli scrivere un libro, sulla fame, sulle mutilazioni, sulla malattia, sulla lotta, sulla povertà. A questo c’è da aggiungere che mio nonno materno morì presto di cancro, mia madre si ammalò di cancro prima che io nascessi. E io fin dalla nascita ho sofferto di una grave forma di emicrania che mi ha accompagnato tutta la vita, con frequenti crisi violente e invalidanti. Mia madre oggi sta benissimo, anche se in sedia a rotelle per via dell’amputazione di una gamba e tutta la situazione non solo si è stabilizzata, ma è più positiva che mai. Di sicuro non è stata una passeggiata. Nonostante questo sono stato, come molti della mia generazione e di quelle successive, un bambino viziato ed egoista. Fortunatamente il bagaglio di insegnamenti e di esperienze acquisite mi ha permesso di lottare per cambiare e per crescere, lavorando molto sul mio egoismo e sulla mia persona in generale. Di sicuro non è che sia diventato un gran che, me ne rendo conto, ma almeno ci provo.

Non è che goda come un riccio a raccontare gli affari miei, ma mi è funzionale per arrivare a raccontare quello che mi interessa, come vedrete se avrete la pazienza di continuare a leggere.

Per via della difficile situazione che si è dovuto vivere in famiglia molto presto i miei genitori si avvicinarono allo yoga e ad altre forme di spiritualità, inclusa quella cristiana. E io con loro. Praticavo anch’io le asana dello yoga e partecipavo a gradevoli ritiri spirituali cristiani in luoghi ameni per interi fine settimana. Fu per me un’esperienza molto positiva. Non sono mai entrato in conflitto con il mondo della spiritualità, nemmeno quello cristiano o cattolico. Il che non ha niente a che vedere con il “sistema chiesa”, che considero una truffa secolare perpetrata ai danni dell’umanità, ma questa è un’altra storia e non ha niente a che vedere con le persone di fede che credono personalmente in qualcosa. Così come il sistema politico-ideologico-militare ebraico-israeliano non ha niente a che vedere con la fede sincera dei singoli ebrei o delle persone di religione ebraica. Tanto per fare due esempi.

Nell’arco di molti decenni ho accumulato una quantità notevole di esperienze in quella che potremmo definire “ricerca interiore”, passando dallo yoga a una quantità di altre discipline che ora andrò a elencare. Non lo faccio per far vedere quanto sono bravo ed esperto, poiché non lo sono affatto, bensì solo per spiegare che ho praticato o comunque anche solo avvicinato una serie di scuole tutte utili per una maggiore comprensione della vita e di se stessi. Si tratta di una mia passione personale.

Lo yoga, la respirazione pranayama, il training autogeno, la meditazione profonda, il buddismo tibetano, il buddismo cinese e quello giapponese, la dinamica comportamentale, la dinamica mentale, lo studio dei mandala e dei chackras, la psicosintesi, lo spiritismo, gli insegnamenti di Osho e lo yoga di Sri Aurobindo, lo studio delle scritture del Vecchio e del Nuovo Testamento, l’esoterismo e l’alchimia, la psicologia junghiana, la meditazione profonda, gli esercizi tibetani, le costellazioni familiari e rituali, lo studio delle maschere e dei tarocchi, lo studio della filosofia in genere e della mitologia. Credo di non aver dimenticato nulla, tutte cose estremamente interessanti e molto utili per scoprire e comprendere di più di se stessi. Inoltre molte di queste discipline parlano anche dell’amore e della compassione. Specie il buddismo, che ho praticato per più tempo e pratico tuttora, pone molto l’accento sull’attenzione agli altri e sulla compassione. La compassione, in ultima analisi non è altro che la condivisione con altre persone di emozioni, esperienze e passioni sia positive che negative. Dal latino cum-patire. Questo è il punto chiave.

Molte scuole spiegano non solo che è importante la compassione e quindi l’amore per gli altri, ma invitano anche e condividere con essi la propria fede e/o la propria via spirituale per “dare anche a loro l’opportunità di cambiare”. C’è da dire inoltre che le scuole orientali sostengono il concetto di “karma” il quale (detto in estrema sintesi) è l’accumulo di azioni compiute da una persona nella passato e, per chi ci crede, anche in esistenze precedenti. Essendo il karma responsabilità in gran parte di ogni individuo va da sé che il cambiamento delle condizioni di vita, spirituali e mentali di una persona è in massima parte responsabilità di quella stessa persona. Senza dubbio il concetto è per lo meno accettabile.

Resta il fatto, anche tenendo conto di questo importante fattore (il karma), che la quasi totalità delle dottrine che ho elencato, per quanto interessantissime e illuminanti, spesso mi sembrano molto incentrate sulla persona e solo marginalmente nelle sue relazioni con il resto dell’universo. E, per quanto si affannino tutte a spiegare che l’ego è da ridimensionare e da tenere sotto controllo, sembrano quasi tutte molto interessate a migliorare le condizioni di vita, materiale e interiore, di individui facenti parte un élite di intellettuali-spiritualisti-praticanti. Ovvero, e qui comincio a venire finalmente al dunque, sembrano non troppo interessate alle condizioni deplorevoli e disastrose nelle quali versa ben più della metà della popolazione del pianeta. Di questo tema se ne occupano di solito le persone impegnate più che altro sul piano sociale, spesso politicizzate, ma non ultimi, questo va detto, i cristiani-cattolici. Sebbene io rifugga da questo sistema di credenze (e pratichi ben più volentieri il buddismo e lo yoga), la vita inaspettatamente mi ha portato a collaborare con preti e suore per quel che riguarda il tentativo di dare aiuto o per lo meno una mano a chi se la passa davvero molto, ma molto male.

Naturalmente è ben lontano da me il desiderio di fare apologia del cattolicesimo che trovo oltretutto un sistema truffaldino, arcaico e illogico. Considero inoltre la chiesa una multinazionale di ladri e corrotti affama-persone. Resta il fatto che le persone di fede in generale sono educate a prodigarsi per gli altri per lo più nell’ambito di questa dottrina e un po’ anche nell’ambito del buddismo. Mentre per quanto riguarda gli insegnamenti, in generale, di tutti gli altri, mi pare che l’interesse per il prossimo sia tutto sommato un accessorio anche se considerato importante. Per dirla tutta, molti dei meravigliosi e davvero illuminanti scritti di numerosi maestri mi sembrano spesso delle straordinarie seghe mentali.

A questa osservazione ci sono arrivato dopo numerosi anni di impegno in ambito sociale. Impegno che ho sviluppato sul piano dell’informazione, del lavoro manuale, dell’organizzazione e della raccolta di fondi per importanti progetti. In buona sostanza la conclusione è la seguente: la maggior parte delle persone sul pianeta, per tutta una serie di ragioni (perché no anche karmiche), non se la passa affatto bene. E le dottrine spirituali non sembrano così interessate a occuparsene a fondo. E chi pratica qualcuna di queste dottrine molto spesso è interessato a migliorare più che altro le proprie condizioni, quelle dei propri cari e del proprio entourage. Ovvero, per dirla con uno di quegli eufemismi a me molto caro, “di cambiare così a fondo da essere interessati a cambiare anche il mondo, guardando molto al di là del proprio naso, non gliene frega un cazzo a nessuno”.

Tutti parlano, a casa, al bar, in TV, al corso di yoga, in salotto, a letto, ma ben pochi agiscono. Troppo faticoso. Talmente faticoso che sono giunto a formulare una successiva ipotesi. Ovvero: mi sembra che l’amore deliberato possa essere una via iniziatica (anche se molto pratica e per l’appunto estremamente faticosa) volta alla riscoperta di se stessi e del vero senso della vita, addirittura superiore alle altre.

Parlo di amore deliberato (©maurovillone) e non, come si dice di solito, incondizionato, per la semplice ragione che, a mio parere, quest’ultimo non può esistere. Il motivo, a mio modo di vedere, è molto semplice. L’amore quando viene dato non può essere “incondizionato” poiché esiste sempre il motivo per darlo, anche nel classico caso di una madre nei confronti del proprio figlio, poiché per l’appunto si tratta di un amore profondissimo e fortissimo, ma dato proprio in virtù del forte legame che lega “naturalmente” le due persone.

Per cui “amore deliberato” mi sembra che indichi con maggior precisione la scelta di amare delle persone, magari pure sconosciute. Nemmeno in questo caso infatti si tratta di “amore incondizionato” poiché la scelta di amare è stata fatta deliberatamente con uno scopo: quello di crescere spiritualmente, di uscire dal proprio guscio di egoismo, oppure di provare la semplice soddisfazione di amare senza altri motivi pratici, sentimentali, biologici o comunque apparenti.

Per cui l’amore deliberato, il che potrebbe portarci, che so, a fare volontariato, oppure a cambiare radicalmente la nostra vita per dare “presenza”, soprattutto questa, ad altri (e perché no, anche a se stessi), o a qualsiasi altro tipo di impegno, avanzo l’ipotesi che potrebbe essere considerato una sorta di disciplina utile moltissimo alla propria vera crescita ed evoluzione di se stessi. Ma non dei se stessi altri dal prossimo, bensì dei se stessi interdipendenti da tutti gli altri, chiunque essi siano, in un cammino incredibilmente profondo e vero. Un cammino dove non esiste più alcuna differenza tra io, tu, alcuni altri, molti altri, sconosciuti, , animali, piante, aria, acqua, fuoco e rocce.

Si tratta solo di un’ipotesi, sia chiaro, la quale potrebbe non essere altro che un’ulteriore sega mentale di un nessuno qualunque quale io sono. Ma l’ho formulata per il semplice fatto che da alcuni anni le uniche cose o persone che mi fanno vibrare profondamente sono quelle rivolte a dare presenza a chi ne ha bisogno, nessuno escluso, compresi se stessi. In parole molto povere l’unica cosa che conta è l’amore, che nella nostra cultura viene di solito trattato come un interessante, anche se vitale, accessorio.

Ed è proprio la mancanza di esso che ci sta portando al cancro, alle malattie, all’abbandono, alla fine. E non il petrolio, i trasporti, il denaro, l’energia. Di questi ce ne sono a strafottere e dipendono da noi solo in minima parte. L’amore invece che è la nostra unica, vera e profonda funzione è la vera “Soluzione”.

L’Amore è figlio della Libertà, poiché solo una persona libera come un dio può concedersi il lusso di amare se stessi e gli altri e tutto l’universo, senza differenza alcuna. Naturalmente non io, che amo in modo maldestro e a volte informe, anche se mi sforzo di imparare quotidianamente a farlo.

Tutto il resto: renzusconi, chavez vari, putin, travagli-crozza, obami diversi, banche, puttane, militari e majorette non sono davvero che accessori, per non dire fuffa di secondo piano, dietro alla quale la maggior parte della gente spende la propria preziosa vita.

Per chi davvero vuole cambiare, non dico il mondo, basterebbe la sua umile esistenza, occorre invece davvero un coraggio da leoni per abbandonare la merda e onorare finalmente la propria vita, una volta per tutte, amando senza riserve se stessi insieme a tutto l’universo. L’unica Missione davvero Possibile.

Padre Renato abbraccia un transessuale dipendente da crack che vive abbandonato nella Cracolandia della Zona Norte di Rio de Janeiro

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