Le parole, il filo, l’incanto. Su Carte sensibili, la mia recensione del libro d’esordio di Elina Miticocchio.
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kirsty elson
La sorella ricama
nell’orto un fazzoletto
Che strepito nel cielo,
che contesa canora!
Marino Moretti
Il libro d’esordio di Elina Miticocchio ha movenze lente, il ricamo delle parole di “Per filo e per segno” è un progetto mnemonico, di recupero di una realtà che dell’agire pratico o dell’energia del fare e del disfare non ne ha le movenze. Le poesie cercano la quotidianità degli oggetti, le ore che passano sono le tane della memoria, e nella memoria nessuna cosa è perduta. Quasi i versi si piegano e si abbandonano, con l’uso principe dell’imperfetto nella prima parte del libro, perché più del passato remoto è l’imperfetto passato il verbo della memoria. Il ritmo non scatta, perché trova se stesso nelle punte delle pause; è un ritmo mono-tono che deve (quasi) rappresentare un’infermità del cuore che non può ( o non vuole) riempire di colori quella luce che…
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