…e l’Italia di domani!

Creato il 31 maggio 2012 da Fugadeitalenti

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L’Italia di domani è quella che intravediamo in certe dichiarazioni. O in certe notzie, che appaiono qua e là. Un’Italia embrionale: in quanto tale fragile, a rischio di non “sbocciare” mai. Ma da qualche parte bisogna pur cominciare. E crederci.

-In questo senso , potrebbero essere -se ben investiti- una risorsa importante gli otto miliardi in fondi strutturali, che il Governo sembra intenzionato a sbloccare per l’occupazione dei giovani. Un pacchetto di cui potrebbero beneficiare ben 128.300 destinatari, coinvolgendo altri 28mila giovani stranieri, che potrebbero trovare interessante e attrattivo venire a lavorare nel Belpaese. Stavolta, non solamente per clima e cibo. Aggiungo che i dati annunciati da Mario Monti corrispondono a quelli della Commissione Europea, in una tabella recentemente presentata dal presidente José Barroso. E’ dunque uno sforzo europeo. E potrebbe rappresentare una garanzia in più. Speriamo.

-Anche l’annunciata riforma del merito, promessa sempre dal Governo, appare un’iniziativa interessante. Cominciare a introdurre degli elementi di competizione reale, in cui si fa passare il messaggio che vince il migliore, che non si è tutti uguali (messaggio sbagliatissimo – come insegna la storia di questo Paese, quelli più “uguali” degli altri, in quanto figli o parenti di, ci sono sempre. E -chissà perché- vincono sempre).

-Infine, un segnale che arriva addirittura dal New York Times: il giornale racconta il caso, già noto in Italia, della candidatura di Stefano Quintarelli a presidente dell’Agcom. Il NYT, con un’analisi che pochi hanno finora avuto il coraggio di fare, giunge alla conclusione che l’innovazione tecnologica in Italia sia stata fortemente rallentata dagli interessi di parte dell’ex-premier Silvio Berlusconi, impegnato a difendere la personale rendita di posizione delle sue televisioni. E quindi tendenzialmente ostile a un web più potente. E inevitabilmente libero. Analisi che potrebbe fare anche un bambino di quinta elementare: ma in Italia manca ancora il coraggio a dire certe cose. Ora però, la novità assoluta di un presidente che potrebbe essere scelto per curriculum e competenze, anziché la solita manfrina cooptativa delle trattative dietro le quinte della politica, stupisce persino gli americani. Che gridano -quasi- al miracolo, vedendoci per una volta come un Paese che potrebbe selezionare per merito, anziché mediante le solite logiche mafiose di clan e appartenenza. Quelle stesse logiche che hanno contribuito a formare una classe dirigente di inetti.

Chiudiamo la trilogia con un appello: quali altri segnali di “Italia del domani” state vedendo o avete visto, intorno a voi? Il cambiamento, sottoforma di merito e talento, sta arrivando? Scrivete, a: fugadeitalenti@gmail.com

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