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È l’ora dei Pavesini

Da Andreapomella

Mi hanno raccontato questo. C’è una donna giovane in un ascensore pubblico, in una cittadina del sud Italia. Entra una donna molto vecchia, vestita di nero, tutta una ruga. C’è anche un uomo, ma non sappiamo niente di quest’uomo, a parte che, a un certo momento, chiede a entrambe, alla donna giovane e alla donna molto vecchia: “Sapete mica che ore sono?” E la donna molto vecchia risponde con un’ironia sfiancata: “È l’ora dei Pavesini”. La donna giovane fissa la donna molto vecchia, che ha un’aria atrocemente soddisfatta per aver fatto questa specie di battuta, per averla fatta in un ascensore pubblico, per averla fatta a due sconosciuti. Una battuta tutto sommato inoffensiva, ma che spegne qualcosa nella donna giovane, l’ultima fiammella. Così la donna giovane resta attonita, mentre il mondo intorno a lei, un po’ alla volta, perde di senso, mentre la donna molto vecchia si rincagna dentro di sé, nella sua ostilità primitiva, e mentre l’uomo rimane con la sua domanda irrisolta. La donna giovane cade, sprofonda nel nero, la sua testa si accartoccia, arriva l’angoscia, la costernazione, arrivano mandrie di pensieri desolati, arriva tutto quello che non sarebbe mai arrivato se la donna molto vecchia non avesse deciso di rispondere in quel modo alla semplice domanda dell’uomo, o se si fosse limitata a guardare l’orologio, o se avesse taciuto. Avrebbe trascorso in pace questi pochi secondi in ascensore, e ne sarebbe uscita con il passo deciso con cui è entrata, il passo da difesa che in genere non le lascia vedere né il brutto né il bello del mondo. Invece, tutta la percezione che ha dell’universo si infradicia di questa decrepita, improvvisa melassa, tutto cade a pezzi, e sarebbe una faccenda buffa se non fosse invece qualcosa di molto serio, qualcosa che da questo momento in poi riguarda completamente la sua vita. Questo mi hanno raccontato.


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