Rubber è un film su una gomma. Non una gomma da masticare, ma un copertone. Non uno di quelli sotto cui scaldarsi in una fredda notte invernale, ma un gommone. Non un gommone di quelli da andare per mare d’estate con la bella stagione, gli amici, un paio di zoccolette e una cassa di birra ghiacciata, ma uno pneumatico. Ok, ho trovato la parola giusta. Pneumatico è abbastanza chiaro per tutti, non può essere confuso con qualcos’altro, giusto?
“Che bello, un film con un protagonista di tale calibro sì che è davvero imperdibile,” replicherete voi sfoggiando tutto il vostro sarcasmo. E se vi dico che per giunta è ambientato in un deserto, alcuni di voi saranno già scappati a gambe levate. Io però rilancio dicendo che Rubber è il film d’esordio di un certo Quentin Dupieux, meglio noto come autore di musica elettronica con lo pseudonimo di Mr. Oizo, meglio ancora noto come l’autore del mitico pezzo “Flat Beat” usato nella memorabile campagna Levi’s anno 1999 con il pupazzo giallo Eric (di cui tra l’altro posseggo fieramente una copia).
Si può realizzare un film interessante su uno pneumatico? Sì, quando questo pneumatico recita meglio di molti attori cani e attrici cagne e quando si hanno delle idee a tratti geniali e un’idea di cinema originale e spiazzante, che pur nella sua follia e nonsense spinge anche a qualche riflessione sul cinema e sulla vita. La prima parte del film è assolutamente favolosa, poi forse non tutte le ottime premesse vengono realizzate al meglio ma la pellicola è comunque un quasi-cult e un esordio davvero davvero davvero promettente. Di più preferisco non dirvi e vi lascio con il monologo -grandioso- messo in apertura di film come perfetto manifesto di intenti.
Nel film E.T. di Steven Spielberg, perché l'extraterrestre è marrone?
Per nessun motivo.
In Love Story perché i due protagonisti si innamorano perdutamente l'uno dell'altra?
Per nessun motivo.
In JFK di Oliver Stone, perché il Presidente viene assassinato all'improvviso da uno sconosciuto?
Per nessun motivo.
Nell'ottimo Non aprite quella porta di Tobe Hooper, perché non vediamo mai i personaggi andare in bagno, o lavarsi le mani, come fa la gente nella vita reale?
Assolutamente per nessun motivo. E peggio ancora, ne Il pianista di Polanski, perché quel tizio ha bisogno di nascondersi e vivere come un vagabondo, quando suona così bene il pianoforte?
Ancora una volta la risposta è… "per nessun motivo".
Tutti i grandi film, senza eccezione alcuna, contengono un importante elemento di "nessun motivo". E sapete perché?
Perche' la vita stessa... è piena di cose "senza nessun motivo".
Perché non possiamo vedere l'aria che ci circonda?
Per nessun motivo.
Perché stiamo sempre a pensare?
Per nessun motivo.
Perche' ad alcune persone piacciono le salsicce mentre altre le detestano?
Per nessun cazzo di motivo.
Signore, signori, il film che vedrete oggi... è un omaggio al "nessun motivo",
il piu' efficace elemento di stile.
A questo punto, chiedo io: “Perché perdersi un film del genere?”Per nessun motivo.(voto 7/8)