Una diafana luce,
vi era,
verdissima oltre il vetro
i prati tremavano più lontano
in una incerta luce meridiana,
il cielo era velato
cinerino
come esalato da un lago profondo…
Il panico del sangue l’aveva sorpresa
lei invasa da quella imperturbata luce,
pensò che qualcosa
di enorme, di cospicuo
stava per morire:
i fati erano inflessibili
(e la sua tristezza selvaggia)
tutto era chiaramente ineluttabile..
Nella brezza che sempre soffiava
la valle era angusta,
arsi tutti i prati
- dal riverbero di nevi perenni -
e c’era qualcosa di efferato
nel purpureo autunno.
Essi si affiggevano lo stesso
in un altro vuoto,
- nelle incavature più piccole-
scoprivano
l’esiguo apparato
fino al limite intatto,
partecipi di quella bellezza disadorna.
VILLA DOMINICA BALBINOT
18 settembre 2013