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E luce fu!

Creato il 22 gennaio 2014 da Harimag

E luce fu!

Il rito della luce. Quelle cose che ti capitano per caso e ti fanno sorridere. Una fortuita coincidenza mi ha portata al Boggio Lera alle sette di sera, giovedì 19 dicembre. Claudia Gambadoro, la nostra prof è stata l’autrice di tutto. Perché fare una lezione normale quando c’è il rito della luce? Sfidiamoci a fare foto qui! Non fa una piega. Anche se io non sono una fotografa, mi gaso lo stesso. Non avevo idea di cosa stesse succedendo, ero vestita di blu e non ero andata al rito della luce d’estate. Una tela bianca. Arriviamo e rimaniamo sorpresi dalla confusione, che non ci scoraggia e anzi accende in me ancor più curiosità di entrare a vedere. Roberto, Matteo, Andrea e Antonio si sistemano, macchina fotografica alla mano, treppiedi, occhio da osservatore attivato e via, si parte.

 

E luce fu!

ph. Andrea Calaciura

 

L’impatto è stato brusco e piacevole allo stesso tempo. Dalla strada ad un mondo ovattato, pieno di bisbigli e veli bianchi, ragazzi concentratissimi mi dicono dove andare, cosa fare. Buio. E luce. Infinite fiammelle illuminano il mio cammino, in senso letterale e non figurato. Le guardo e mi chiedo quanto ci sarà voluto per posizionarle tutte? Quanti accendini avranno consumato per accenderle? L’edificio è irriconoscibile, o meglio, illuminato da una luce nuova, come guardare una cosa conosciuta ma vederla per la prima volta, in un modo diverso, nuovo. Quando mai, questo cortile, sarà di nuovo così illuminato? Mi sembra speciale. Un’occasione irripetibile. Da immortalare.

 

E luce fu!

ph. Roberto Retto

E luce fu!

ph. Andrea Calaciura

 

Un sospiro di sollievo, un senso di rilassatezza mi invade. Ok, camminiamo, seguiamo il flusso, seguo la musica. Violini. Credo di non aver mai visto dei violini suonare da così vicino. Degli angioletti rigorosamente in bianco suonano. Un corridoio pieno di stanze, stanze piene di gente, gente piena di arte. Di ogni tipo. C’è chi legge Il mago di Oz, chi parla di filosofia, chi recita. I bambini ballano. Il soffitto è costellato da decori di carta, tutto sembra leggero e etereo, anche io inizio a sentirmi così. Volo, e la luce mi porta verso meraviglie dimenticate. Canzoni siciliane, suonate davanti a me, dal vivo, sul momento. Come il nonno che mi racconta le storie. Una ballerina mi guarda da dentro una gabbia di bambù e due karateka mi salutano con una mossa di arte marziale.

 

E luce fu!

ph. Matteo La Vaccara

E luce fu!

ph. Antonio Meliadò

 

Una freccia mi conduce attraverso me stessa. Una sagoma intagliata e dall’altra parte un prato. Conoscere se stessi  e riscoprire il legame con la natura. Mentre faccio il percorso non posso non rimanere ipnotizzata dalle candeline che mi accompagnano come fatine. Piccole fiammelle in successione, sembrano milioni e milioni e pulsano, danzano seguendo il ritmo dell’arte. Che improvvisamente è anche dentro di me. La Fondazione Fiumara d’Arte, le 50 scuole coinvolte, di Catania e provincia, di ogni ordine e grado, le 30 associazioni culturali e di volontariato e oltre 500 artisti, li sento tutti con me e io sono con loro.

 

E luce fu!

ph. Roberto Retto

E luce fu!

ph. Antonio Meliadò

 

Cammino per i corridoi e scritte pesanti come nuvole scendono dall’alto: Sapere, Dialogo, Energia, Universo. Una voce celestiale mi porta in Brasile, come una ragazza di Ipanema, delle maschere mi fissano mostrandomi la via : “basta seguire il percorso e troverai la via”. Faccio le scale, sabbia, sale, candele, formano disegni ancestrali e visi amici. Arrivo alla fine degli scalini e mi accoglie una grande sala che mi sembra un acquario, grandi meduse bianche nuotano in alto, insieme ad altri esseri marini. Passo davanti ad un gruppo che fa yoga, o almeno così mi sembra e continuo a scendere, ipnotizzata, allibita. All’uscita Madonne in bianco, come statue greche mi salutano.

 

E luce fu!

ph. Matteo La Vaccara

 

Ciao rito della luce. Esco in strada e ho ancora negli occhi il riflesso di tutte quelle candele. Erano 20.000. Mi viene in mente la frase di Enzo Bianco alla conferenza stampa: “E queste quattro notti illuminate da ventimila candele mi fanno pensare al contributo alla conoscenza che ciascuno di noi può dare con la propria piccola luce. Qualcuna, poi, brilla un po’ di più. È la luce di personaggi generosi e sensibili come Antonio Presti.”

 

Solstizio d’inverno 2013, dal 19 al 22 dicembre dalle 18,30 alle 22,00.

Solo dopo l’oscurità la luce è più luminosa.

 

Valentina Plumari

 

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