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E lui calmo sorride nel chiostro maiolicato

Creato il 07 aprile 2015 da Lubenn @lubentw
Parlando del giovedì santo con un mio amico, quest'ultimo mi ha chiesto come mai fossi così ferrata sulle cose di chiesa, alludendo chiaramente al mio essere agnostica. L'ho shockato (e non ne capisco il motivo visto che a me sembra un'evoluzione abbastanza ovvia) rispondendogli che non sono nata agnostica, ma lo sono diventata dopo aver subito, come gran parte dei bambini italiani, l'indottrinamento religioso.
Ad essere sinceri, non mi sono limitata a subire l'indottrinamento, ma da un certo punto in poi l'ho proprio cercato perché percepivo la religione come una faccenda importante che, quindi, meritava tutta la mia attenzione e il mio impegno. E questa percezione è stata poi l'origine  dei dubbi e del dissenso. Ne sapevo troppo e davo troppo peso a quello che la religione mi chiedeva di essere per non notare come i fedeli non si impegnavano minimamente per corrispondere all'ideale a cui dicevano di aspirare. Io, invece, sentivo un senso di colpa totale per non riuscire ad essere la persona migliore che sarei dovuta essere. A 11 anni non fa bene essere così seri e consapevoli riguardo a un qualcosa che implica così tanto la morale; la vita è una scoperta continua ricca di errori, sbagli, tentativi e tentazioni, la percezione continua del controllo divino può essere opprimente. Nel mio caso, questo senso di malessere accese l'interruttore della razionalità e dello spirito critico. Alla mancanza di impegno dei fedeli (chiamiamola così), si aggiunsero l'ipocrisia, le pubbliche virtù, la negazione dell'intimità, il maschilismo e tutto questo non mi piaceva, mi faceva desiderare di non fare parte di quel tipo di comunità. Non era solo questione di fallacia umana perché io sapevo di essere fallace e me ne crucciavo, quello che mi infastidiva era che nessuno notasse queste cose e che quindi nessuno facesse niente per migliorarle e migliorarsi.
Da questo punto di vista, la partecipazione all'azione cattolica è stata illuminante e determinante per il mio abbandono della comunità cattolica. Da una parte c'erano persone indegne che manipolavano e adulavano il prossimo per conquistare posizioni di rilievo nella comunità, dall'altra persone davvero per bene, che si donavano anima e corpo per quella che consideravano davvero una missione, e che però restavano a guardare la marmaglia. Nel mezzo, individui anonimi che facevano quello che gli veniva detto e basta. Ecco, una comunità assolutamente normale, con in più la pretesa di essere moralmente superiore alle altre comunità sociali. Perché farne parte allora?
Un'educatrice anziana chiese a noi ragazzini cosa fosse per noi Gesù (domanda ever green). Tutti risposero "è il mio migliore amico". Io risposi "non lo so cosa è, ma so che non è il mio migliore amico" e argomentai un po' il mio pensiero che non era assolutamente blasfemo, ma al contrario critico nei confronti di chi aveva risposto in modo standard. Lei mi rispose "parli poco, ma osservi molto". Esatto, pensai, allora lo hai notato pure tu e perché non fai niente visto che sei un'adulta e hai il potere di farlo?
Perché ho visto piccoli mostri crudeli umiliare coetanei fino alle lacrime e nessun educatore presente intervenire, salvo poi gongolare davanti alle belle parole degli stessi a proposito di amicizia, rispetto, fratellanza? Perché ho visto sacerdoti accusare e giudicare adolescenti colpevoli di non si sa bene cosa se non dell'essere adolescenti e quindi incostanti? Ma la superbia non era un peccato capitale? Il vangelo non predica la comprensione e l'accoglienza?
Per non parlare di giovani coppie (parlo di ventenni, non di dodicenni) trattate come presenze indecenti e sporche, costrette a passare il tempo libero separatamente nel terrore che potessero scambiarsi effusioni pubbliche (e conoscendo gli individui in questione, non l'avrebbero davvero mai fatto). Nelle camerate, però, i dodicenni si appartavano senza alcun problema. Non che ci dovesse essere un qualche tipo di problema, per nessuno, ma se non va bene che due ventenni si scambino un bacio perché allora va bene se una dodicenne fa un pompino a un coetaneo?
E potrei andare avanti davvero per ore, soprattutto per quanto riguarda gli obblighi spirituali imposti dall'alto che poco spazio lasciavano al sentire individuale: devi pregare perché ti dico di farlo e non perché senti l'esigenza di essere in contatto con dio. La spiritualità come mera azione meccanica è la cosa che tolleravo di meno.
La critica al gruppo sociale ha portato un atteggiamento critico anche nei confronti della liturgia, per passare ai precetti e ai dogmi e infine al concetto stesso di dio.
In pratica quello che mi ha allontanato da dio sono stati gli essere umani e un essere umano in particolare, me.
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