Magazine Talenti
di SILVIA BIGNAMI
Marco Alemanno legge il testo de Le Rondini durante le esequie Quella bara nella basilica di San Petronio ha riunito la città nella sua chiesa mentre attorno alla cerimonia si scatena la bufera della comunità gay. Esequie sorvegliatissime dalla Curia. Da una parte le parole d'affetto di padre Bernardo Boschi, frate domenicano che durante l'omelia si rivolge direttamente al compagno di Lucio Dalla, Marco Alemanno, parlando della "scossa" provocata dalla notizia della sua morte: "Un tonfo... direi quasi crudele, vero Marco?"
E dall'altra le parole di Monsignor Gabriele Cavina, che annuncia Alemanno come "collaboratore" di Dalla, e che nell'istante della Comunione invita la platea a rispettare il precetto: "Chi desidera accostarsi all'Eucarestia e si trova in peccato mortale, prima ricorra al sacramento della Confessione e faccia penitenza".
È proprio Alemanno del resto, col suo strazio, il suo dolore gridato in San Petronio, a dare un senso alla cerimonia che in via Altabella sembrano avere subìto: significativa l'assenza e il silenzio del cardinale Carlo Caffarra e del suo numero due don Giovanni Silvagni. Un dibattito che si scalda non appena la cerimonia si conclude, senza le musiche di Dalla, come del resto aveva suggerito la Cei per evitare la spettacolarizzazione del funerale. Eppure alla cerimonia c'è padre Idelfonso Chessa, che da anni seguiva il percorso spirituale
di Dalla, e c'è Bernardo Boschi, il frate amico e confessore di Dalla che esordisce, nella sua omelia, augurando "Buon compleanno" all'artista, che proprio ieri avrebbe compiuto 69 anni.
Boschi loda Dalla come "figlio vero" di Bologna, parla di lui con affetto: "Certo, ci ha lasciato in un modo impensato, inedito, e questo è Lucio. Anche se, certo, questo tonfo... quasi crudele, vero Marco?... ci ha lasciati tutti più soli, più tristi". Parlando a braccio, Boschi ricorda lo "spirito ironico" di Dalla, che non esita a definire di "clownesca creatività", e dissemina il suo discorso del suo gergo, dal "secondo tempo della vita", come l'artista definiva l'aldilà, alla "vita che verrà". "La terra finisce e là comincia il cielo", ancora un verso di canzone nell'omelia di padre Boschi, per dire che quelle sue canzoni Lucio le "attingeva dalla profondità, aveva una profonda sete di Dio, dell'assoluto", per dirgli che "questo popolo ti capisce, ci hai lasciato la tua insostenibile leggerezza dell'essere". E poi il saluto: "Tu ci davi serenità e gioia. Ti abbracciamo". Mentre i frati francescani di Assisi, che hanno inviato un messaggio, immaginano Dalla "volare in cielo insieme a San Francesco".
Ma l'impressione che sulla cerimonia permanesse una cappa di "non-detto" esplode appena la cerimonia si conclude. Dopo che nei giorni scorsi Franco Grillini, presidente Gaynet, aveva parlato di "zuccherosa ipocrisia", ieri anche Lucia Annunziata ha parlato del funerale come di "uno degli esempi più forti di ipocrisia: vai in chiesa e ti concedono i funerali, basta che non dici di essere gay". Parole ieri riprese dallo stesso Grillini: "Se Dalla fosse stato gay dichiarato non gli avrebbero mai fatto i funerali in chiesa".
Bagarre anche su Twitter, dove fa discutere la richiesta non comune di non fare la Comunione per chi è in peccato mortale: "Essere "collaboratori" è peccato mortale?", "Lo diranno anche ai mafiosi?", i messaggi. Così come viene giudicata ipocrita la definizione di "amico e collaboratore" di Alemanno, che da anni vive da Dalla, anche se né lui né l'artista si sono mai definiti compagni. "Ho pianto con Alemanno... che splendida dichiarazione d'amore", "Sentite condoglianze a Marco Alemanno per la morte del suo compagno Lucio Dalla", si legge sul social network.
Tra questi, anche quello del capogruppo Pd Sergio Lo Giudice, che loda le agenzie di stampa che per la prima volta definiscono Alemanno "compagno" di Dalla: "Finalmente".
A chiosare, sempre su Twitter, è il leader Udc Pierferdinando Casini, che stempera così: "Le parole di Alemanno sono una bella testimonianza di amicizia e affetto"
Da La Repubblica Bologna del 5 marzo 2012 - articolo di Silvia Bignami
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