Lo zingaro di Melfi ( profilo facebook)
È un universo difficilmente decifrabile dal punto di vista statistico, ma un fatto è certo: il «cuore» della presenza dei Rom in Basilicata è Melfi, in provincia di Potenza, che ne diventa addirittura la capitale italiana. Qui, secondo lo studio dell’antropologa Silvana Pontrandolfo, c’è infatti una percentuale da Paese balcanico, compresa tra l’1 e l’1,7 per cento (nel resto dell’Italia è calcolata fra lo 0,1 e lo 0,2 per cento).
Sono circa 450 i Rom «censiti» a Melfi da recenti studi universitari, quasi tutti di provenienza slava e la gran parte di loro perfettamente integrati. Le prime tracce del loro arrivo nella cittadina normanna risalgono a 150 anni fa. L’area degli
insediamenti è quella a ridosso di rione Bagno, con la sua storica fontana che fungeva da centro degli accampamenti. (vedi foto)
Molti i matrimoni misti che hanno dato vita a generazioni di melfitani nelle cui vene scorre sangue gitano. Nel resto della Basilicata ci sono Rom di diverse etnie soprattutto nel Vulture (un centinaio), mentre a Potenza città risultano non più di cinquanta «nomadi» soprattutto della comunità bulgara. Dopo la Campania e la Sicilia, è la Puglia la regione meridionale con la più alta presenza di Comunità Rom.
Secondo gli ultimi dati (risalenti al 2008) forniti dall’Opera Nomadi regionale se ne contanto oltre 10mila (tutti residenti e in gran parte intregrati) divisi in diversi gruppi.
lagazzettadel mezzoggiorno
Su questa integrazione ci sono state anche varie pubblicazioni:
La comunità Rom di Melfi. Le radici di un popolo errante
Un secolo di scuola, con sottotitolo I rom di Melfi
Una articolo del Manifesto del 14/02/07, titolò l'integrazione: Melfi, dove i rom sono davvero cittadini.
L'articolo è riportato sul blog No Racism News
«Uomo» è la traduzione italiana del termine «rom» e
«uomini», con i rispettivi diritti politici, civili e sociali, sono i rom di
Melfi, illuminata civitas della Basilicata in provincia di Potenza. La
sedentarietà degli zingari melfitani risale a più di un secolo fa così come la
loro scolarizzazione, i matrimoni misti superano l’80 per cento e da un
ventennio i primi laureati gitani sono entrati attivamente in ogni settore
lavorativo altamente professionalizzato. Si può affermare, dunque, che Melfi
rappresenta un esempio di integrazione effettiva di due popoli, quello italiano
e quello rom. Che qui gode di tutti i diritti di cittadinanza.
Melfi, uno dei più importanti centri di memoria normanna,
è una città educata alla tolleranza dello «straniero» fin dal 1231, quando
Federico II di Svevia emise le Constitutiones Melphitanae, che disciplinavano
tutto ciò che riguardava il pubblico e il civile. Via Bagno di Melfi è il
quartiere rom, e proprio in questa strada convivono serenamente il passato e il
presente. Ci vive Dal Fonso Generoso, pensionato di 64 anni, i cui trisavoli
sono arrivati a Melfi nel 1840. Racconta di una breve parentesi infantile da
borseggiatore, le sue memorie scolastiche e il suo matrimonio con una donna
melfitana. Parla il romanì con i suoi e il dialetto melfitano con gli amici.
Elenca le regole gitane (al primo posto rispettare la donna, poi educare i
figli e stimare il prossimo), perfettamente coerenti, a suo dire, con quelle
della città in cui vive. Si ritiene melfitano, italiano ma ancora zingaro.
Sulla stessa strada vive una grintosa donna che, avendo sempre lavorato alla
segreteria comunale, ha avuto modo di occuparsi attivamente della politica
melfitana e di ogni istanza dei suoi cittadini. Per lei le uniche leggi sono
quelle derivanti dalla Costituzione italiana, ma rivendica fieramente le
origini zingare.