Nota al grande pubblico per l’attivismo civile e politico, era presidente onorario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti e membro dell’Accademia dei Lincei.
Si trattasse di una persona qualunque diremmo che il suo cuore vecchio e malandato ha smesso di battere in un letto dell’ospedale di Trieste, vegliata dal cuore, anch’esso vecchio, del marito Aldo, sposato ben 70 anni fa. Ma Margherita Hack era la Signora delle stelle, un’istituzione nel campo della ricerca e della cultura italiana e internazionale.
Ci piace immaginare, dunque, che sia volata in cielo con la sua risata coinvolgente e quell’inconfondibile accento toscano ad osservare le stelle, stavolta da vicino, ad occhio nudo.
Quando il suo volto faceva capolino dagli schermi televisivi c’era nell’aria qualche sagace provocazione concernente, non di rado, la politica e la società italiana.
La sua passione più grande, però, riguardava mondi eterei, sconfinati ma non per questo trascendenti. Se l’astronomia italiana ha oggi maggiore prestigio e importanza a livello internazionale, gran parte del merito è suo.
Nel 1945 si laurea in Fisica con una tesi di astrofisica sulle Cefeidi, realizzata presso l’osservatorio di Arcetri. Da qui la svolta e l’interesse sempre più forte per l’universo sconfinato.
Insegna Astronomia all’università di Trieste fino al 1992 e dirige per oltre vent’anni l’osservatorio astronomico di Trieste che, sotto la sua guida, raggiunge prestigio internazionale. Nel 1980 vince il Premio Linceo dell’Accademia dei Lincei, della quale è socio nazionale. Fa parte, inoltre, di vari gruppi di lavoro della European Space Agency (ESA) e della NASA.
Autrice di numerose pubblicazioni scientifiche, fonda il bimensile L’Astronomia e dirige la rivista di cultura astronomica Le Stelle. Come riconoscimento dell’incessante attività di divulgazione scientifica, nel 1995 riceve il Premio Internazionale Cortina Ulisse.
Se ci fermassimo qui, risulterebbe difficile cogliere l’eccezionalità del personaggio. Margherita Hack, infatti, non visse secondo regole altre scindendo il lavoro dalla condotta personale. Era una forza della natura in tutti i sensi, credendo solo nelle forze dell’uomo.
Per questo frequenti erano le critiche alle ingerenze del Vaticano nella sfera politica ed etica del Paese. La sua religione era la libertà, l’autodeterminazione degli individui, arbitri assoluti della propria vita e anche della propria morte. Scese in campo per i diritti civili e il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali, ricevendo il premio di “Personaggio Gay dell’anno”.
Considerava l’eutanasia un diritto, perché “se la vita è diventata insopportabile, credo si debba essere liberi di disporne come vogliamo”.
Nel 2005 si iscrisse all’Associazione Luca Coscioni per la libera ricerca scientifica. Dal 2002 fu presidente onorario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. Le sue idee, vicine alla sinistra radicale, erano la logica conseguenza di un percorso umano e professionale contro ogni forma di oscurantismo e conformismo. Più volte eletta a livello regionale e nazionale, ha sempre rinunciato all’incarico politico per continuare gli studi di astronomia.
Coscienza critica allo stato puro, aveva una visione libertaria della vita ed epicurea della morte, perché quando ci siamo noi non c’è lei e viceversa. È per questo che la immaginiamo nel suo paradiso di stelle e corpi celesti, libera come è sempre stata, coi capelli bianchi e arruffati, ché l’importante è essere, non apparire.
La sua eredità scientifica è nota a tutti, sebbene, con grande umiltà, soleva ricordare di non aver scoperto nulla. Come persona lascia un esempio di schiettezza, rettitudine morale e libertà di pensiero, valori che nella sua vita non sono mai stati negoziabili.
Magari tanti di noi la dimenticheranno in fretta, distante com’è dalla cultura pop-kitsch dell’età moderna. Siamo sicuri, però, che qualcuno, guardando un cielo stellato, penserà a lei, simpatica e arzilla signora delle stelle, e magari, oltre a sentirsi infinitamente piccolo, si farà una risata e una bevuta alla sua memoria. Prosit!
Written by Nino Fazio