Il Professore non c'è più, Francesco Rosi è morto ieri all'eta di 92 anni. Professore, lo chiamavano gli amici e i colleghi, perché maniaco del dettaglio, della precisione, ma insieme curioso, attento, informatissimo. Ancora a 92 anni, non si perdeva un tg né i cinque quotidiani letti e dibattuti ogni giorno.
Se qualcosa non gli andava, non c'era orologio che tenesse: chiamava a tarda sera, prendeva posizione, s'indignava, tracimava passione civile. Francesco Rosi è stato fino alla fine un Cittadino, con la C maiuscola.
Fiero, orgoglioso dei suoi film, che ogni occasione era buona per rivedere in dvd e in tv: dal film-reportage sul bandito Salvatore Giuliano (1962) all'eterno Le mani sulla città (1963) sulla speculazione criminale ai tempi del boom economico, da Il caso Mattei (1972), dedicato allo scomparso presidente dell'Eni aCristo si è fermato a Eboli (1979) erano tutti suoi figli, senza un preferito da mettere sopra gli altri.Come gli attori, dove però nel suo cuore avevano un posto speciale John Turturro, che per il Primo Levi de La tregua perse 15 chili, e soprattutto Gian Maria Volonté, il volto pensante di tanto suo cinema, ben cinque film, da Uomini contro (1970) sull'altopiano di Lussu a Cronaca di una morte annunciata (1987) da Garcia Marquez.
Ancor prima di parlare della parte, Rosi portava Gian Maria dal suo barbiere: forbici e rasoio per scolpire il volto e trovare il personaggio. Cinema di bottega: taglia e trova. Volonté lo trovò più volte, Rosi, ma sempre dialetticamente: si stimavano, si amavano, pertanto si scontravano, non fosse altro che per l'hotel di lusso ideologicamente rifiutato da Volonté durante la lavorazione del Cristo . Preferendo una casa di contadini, faceva arrabbiare Franco.