Umberto Eco è morto alle 22.30 di ieri sera nella sua abitazione. Ci lascia così uno dei più importanti intellettuali del Novecento.
Semiologo, saggista, filosofo, critico d’arte, brillante, affascinato e affascinante narratore, Umberto Eco ha fatto parte del Gruppo ’63, accanto ad autori come Nanni Balestrini, Renato Barilli, Furio Colombo e Alberto Arbasino, come neoavanguardia opposta alle avanguardie storiche (Futurismo, Espressionismo etc.) ed è una delle penne storiche dell’Espresso con le sue “Bustine di Minerva” nonché collaboratore di Repubblica. Ha ricevuto 39 lauree honoris causa dalle più prestigiose università del mondo ed è curatore di importanti progetti come Encyclomedia, un’opera enciclopedica digitale di carattere storico, filosofico, scientifico, artistico e letterario a cui hanno collaborato i massimi esperti nelle rispettive discipline, nonché di vari volumi sull’arte, la storia e la cultura nel Medioevo.
Il suo ultimo libro, edito da Bompiani (per il quale Eco aveva iniziato a lavorare come editor, giovanissimo), è Storia delle terre e dei luoghi leggendari, un viaggio affascinante nel mondo incantato dei romanzi, dal Paradiso Terrestre ad Atlantide passando per il Sacro Graal, riccamente illustrato.
Dopo La misteriosa fiamma della Regina Loana (2004) e Il Cimitero di Praga (2010) e il suo settimo romanzo, Numero zero, a metà strada tra il pamphlet e il racconto, ambientato nella Milano di Tangentopoli.
Autore tanto prolifico quanto eclettico, capace di spaziare con estrema disinvoltura dal saggio di estetica al romanzo storico, Umberto Eco era il simbolo assoluto della cultura italiana a 360° gradi, un affascinato bibliofilo in grado di parlare di qualunque argomento, tra gli autori italiani più letti, apprezzati e conosciuti nel mondo.