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35 anni fa moriva, ucciso in un agguato, il poeta Pier Paolo Pasolini.
“Abbiamo perso un poeta, e di poeti non ce ne sono tanti nel mondo! ne nascono due o tre in un secolo”, Moravia ai suoi funerali.
Poeta e intellettuale scomodo, violento, per la violenza delle sue idee, per la violenza della verità.Poeta ma anche regista, scrittore e giornalista.Capace di mettere assieme i fatti per cogliere quei cambiamenti che pochi erano in grado vedere nella nostra società: i consumi di massa, la televisione, la sottocultura dominante, lo sviluppo senza progresso.
“Non vi è dubbio che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte su cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e d'informazione, non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre”
Nelle lettere luterane, aveva scritto questo articolo in cui chiedeva di mettere sotto processo penale la Democrazia Cristiana e i suoi vertici:
«accusati di una quantità sterminata di reati, che io enuncio solo moralmente […]: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con i banchieri, connivenza con la mafia, alto tradimento in favore di una nazione straniera, collaborazione con la Cia, uso illecito di enti come il Sid, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna […], distruzione paesaggistica e urbanistica dell’Italia, responsabilità della degradazione antropologica degli italiani […], responsabilità della condizione, come suol dirsi, paurosa, delle scuole, degli ospedali e di ogni opera pubblica primaria, responsabilità dell’abbandono ‘selvaggio’ delle campagne…».
Una settimana dopo, nella notte tra il 1 e il 2 novembre veniva ucciso a Ostia.
Centro studi Pier Paolo Pasolini