È nata una star?
Anno: 2012
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia
Durata: 82’
Genere: Commedia
Nazionalità: Italia
Regia: Lucio Pellegrini
Nel Medioevo l’altezza delle torri che svettavano dai palazzi urbani indicava il grado di nobiltà, di ricchezza, di prestigio sociale. I nobili, i ricchi commercianti gareggiavano a chi ce l’aveva più alta, compensando, forse, con la virilità delle architetture un imbarazzo fisico o un’ordinarietà sessuale poco consona ad un aristocratico. La potenza andava misurata con la maestosità di costruzioni imperiose, destinate a vivere in eterno, a ricordare, a celebrare la monumentalità delle committenze, il divismo delle forme.
Svincolandoci dalle interpretazioni simboliche e psicanalitiche del concetto di potere e di prestigio sviluppatosi nei secoli all’interno delle nostre società, dovremmo cercare di affrontare la questione della forma e della misura in termini maggiormente didascalici, a proposito del sesso, della virilità, argomento attorno al quale vivono molteplici tabù, ma anche una maliziosa comicità che si nutre di sottili provocazioni e quotidiane derisioni.
È nata una star? di Lucio Pellegrini, tratto da un racconto di Nick Hornby, propone una semplice riflessione di carattere evasivo sulla questione del talento, delle doti naturali nell’epoca dell’immediata celebrità, del divismo sincronico e decisamente poco diacronico, suggerito da alcune tipologie di spettacolo, dai reality shows, dai grandi fratelli, dalle fattorie, dalle isole sperdute e, un giorno forse, anche dai carceri, dai centri per anziani, dagli ostelli, dai bordelli e quant’altro.
Lucia (Luciana Littizzetto) è la madre del giovane, apatico e poco e talentuoso Marco (Pietro Castellitto). Un giorno scopre sulla copertina di un dvd porno, trovato nella buca delle lettere, l’immagine del figlio in una posa da pornostar. Insieme al marito Fausto (Rocco Papaleo) cercherà di affrontare la situazione sfidando i pregiudizi, l’imbarazzo ed evitando manicheismo.
La maggior parte dei dizionari della lingua italiana riportano, alla ricerca della parola ‘superdotato’, la seguente definizione: “chi è dotato di requisiti fisici o intellettuali in misura superiore alla media”. Limitandoci alla considerazione degli aspetti fisici, siamo tentati di affermare che avere un pene di considerevoli dimensioni risulti ai più un’invidiabile dote, un’appartenenza ad una categoria quasi messianica di ‘illuminati’, privilegiati, eletti. Si tratta di uno stemma, un emblema farcito di spade e di torri, un marchio di virilità che attesta un predominio, una forza eroica, una conquista. Forse sono solo fantasie, proiezioni fobiche dell’impotenza paventata dal maschio comune, ringalluzzito dai complimenti delle femmes, ma sempre in guardia dagli spodestamenti di re e signori dalla torre più alta. L’ultima parola spetterebbe alle donne, le reali destinatarie del volume fallico, confinate in questo film in una noiosa trinità pirandelliana che differenzia la madre dalla donna santa (la fidanzata di Marco, interpretata da Cristina Odasso) e dalla donna-sesso (Elena, interpretata da Alice Torriani).
La storia, pur avendo la luminosità dell’ironia di Hornby, si esaurisce dopo pochi minuti, zoppicando su di una comicità stanca ed esile che non diverte e non alimenta il fuoco delle assurdità. L’argomento, apparentemente spinoso, è trattato con una paura democristiana che non riesce ad accostare a quello che viene raccontato un’immagine propriamente degna: come guardare un western senza cavalli, un gregge senza pecore, Palazzo Vecchio a Firenze senza torre.
Marco Pellegrino
Scritto da Redazione il mar 25 2012. Registrato sotto IN SALA. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione