La ripresa economica del Rwanda di Paul Kagame ha davvero del miracoloso.
Si pensi che l'aprile del '94 non è poi così lontano nel tempo e quella data ha significato e significa "genocidio", parola terribile, per i rwandesi sopravvissuti.
Vale a dire un milione di morti tra tutsi e hutu moderati, hutu che si prestavano giustamente a nascondere e a salvare la vita ai loro amici e parenti tutsi.
Oggi, pur con tutte le difficoltà possibili e immaginabili per tentare di rimarginare le ferite di un recente quanto terribile passato, i rwandesi onesti e laboriosi del XXI secolo si sono rimboccati le maniche da subito per ricostrure e naturalmente in meglio, il proprio Paese.
Lo scorso anno infatti, il 2011, secondo fonti ufficiali del ministero del Commercio e dell'Industria del Rwanda, il Paese ha fatto registrare un incremento del 31,7% rispetto all'anno precedente.
E questo tanto in beni quanto in servizi. E con la collaborazione di tutti. Inclusi i rwandesi residenti all'estero con le loro rimesse.
Provvedimenti dello stesso ministero riguardano inoltre, per l'anno in corso, un'attenzione decisamente mirata per tenere sotto controllo l'inflazione, che lo scorso anno era del 7,8%.
Ragion per cui occorre e occorrerà una sorveglianza adeguata sui conti pubblici.
Invece la positività del balzo in avanti del Rwanda riguarda in particolare il settore delle costruzioni, che è sotto gli occhi di tutti.
E che consente, rispetto agli altri Paesi dell'Africa dei Grandi Laghi, di poter definire appunto il Rwanda la Svizzera dell'Africa quanto a strade, edifici e qualità della vita.
E poi c'è anche il settore minerario, che consente buoni affari con l'estrazione di minerali strategici (coltan e cassiteride, ad esempio) per l'industria moderna in generale e per quella dell'elettronica in particolare.
Certamente c'è ancora moltissimo da fare in parecchie aree, specie quelle rurali, dove servono infrastrutture adeguate e dove le difficoltà della vita si fannno sentire ma si è partiti comunque con il piede giusto.
L'istruzione di base e quella secondaria cerca di raggiungere il più gran numero di persone.
Altrettanto dicasi per l'informatizzazione del Paese.
E si guarda quale modello più agli USA, dove ha studiato Paul Kagame, che alla vecchia Europa.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)