Magazine Diario personale

E non c’è niente da capire

Da Iomemestessa

La vicenda Report/Moncler è ormai talmente nota che manco val la pena farci un post.

Ma c’è stato un epilogo, che mi sento di definire interessante. Non tanto in sé, ma per dare un sentore del lezzo che emana questo paese che ormai è davvero solo più un paese per vecchi.

Quel bel figuro di Patrizio Bertelli, pensa bene di dare della ‘stupida’ a Milena Gabanelli. In concreto ‘La Gabanelli si è dimostrata stupida’ (lui, invece, un genio oltre che un gentleman).

Intravedo la cosa sul Fatto quotidiano, ier sera, mentre leggevo altro.

La notizia è stata misteriosamente bucata da Stampa, Corriere, Messaggero. La Repubblica ci offre la notizia a pagina 27. Naturalmente il fatto che Bertelli, con Prada, sia un fortissimo inserzionista pubblicitario, non ha alcuna correlazione col fatto che la notizia sia stata bucata.

E men che meno che nessuno, a parte AGI (perchè poi mi son incaponita nelle ricerche), abbia riportato la frase nella sua interezza:

Una cultura del passato oramai sorpassata, per questo la Gabanelli e’ stata stupida. E’ naturale che in un mondo globalizzato un’impresa cerchi risorse produttive con costi piu’ contenuti, per esempio in Ucraina o in Slovenia, e non si puo’ impedirlo in un mercato liberale. Questo non vuol dire che noi dobbiamo fare i carabinieri sui produttori ai quali ci affidiamo

Ecco, nell’ordine, mi permetto alcuni appunti:

1. Naturale proprio per un cazzo. Con quel che costa un fottuto piumino Moncler (o una borsa Prada) puoi comunque mantenere l’intera filiera produttiva in Italia, dando da lavorare in loco, e mantenendo comunque una marginalità elevatissima. Quindi caro Bertelli, dipendesse da me, ti sputtanerei a mezzo stampa nei giorni pari e pure in quelli dispari

2. Non si può impedirlo in un mercato liberale. Stante quanto al punto 1, è un mio personalissimo cruccio. Un paio di idee le avrei. Una per esempio che il cazzo di loghetto made in Italy valga solo se tutte le lavorazioni sono state fatte in Italy e non in Cina, Bangladesh, etc. sfruttando la manodopera e senza controllo alcuno. Sì, lo so, sono illiberale. E pure stronza. Capita

3. Questo non vuol dire che noi dobbiamo fare i carabinieri sui produttori ai quali ci affidiamo. Bertelli caro, sei proprio sicuro che da qualche parte Prada non abbia pubblicato una di quelle policy aziendali sul rispetto dell’ambiente e sulle green policy tanto care ai vostri promotori di immagine? Perchè in questo caso, a fare il carabiniere sei tenuto, tenutissimo.

Detto tutto ciò, questi, che si vendono per quattro spazi pubblicitari, non sono migliori di Prada e Moncler.

E quando domani leggerete l’ennesimo articolo strappacore sul povero disoccupato che mangia nelle mense dei poveri, o su quello che s’è dato fuoco, o sulla famiglia di quattro persone che dorme in macchina, tutti articoli scritti con tanto, tanto sentimento, pensate a quanti posti di lavoro si potrebbero creare o ricreare se il cazzo di logo Made in Italy fosse soggetto all’obbligo di effettuare tutte le lavorazioni in Italia.

Perchè qui sono tutti, ma proprio tutti, conniventi.


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