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E non chiedere nulla, di david maria turoldo.

Da Antonio Ragone @AntonioRagone
E NON CHIEDERE NULLA, DI DAVID MARIA TUROLDO.La terra che un giorno abbiamo vissuto non c’è più. Viviamo giorni malati, inquinati, i fanciulli non si meravigliano più di niente, anche le ragazze la sera hanno gli occhi tristi, l’amore di quei tempi più non c’è, pare financo che le speranze siano diventate mute. Ognuno è solo in una folla anonima. Allora meglio ritornare al tempo antico se questo nostro tempo che chiamano progresso s’è involuto nell’effimero e nell’apparenza. Ritorniamo a spezzare insieme lo stesso pane e a condividere lo stesso vino, desinando tutti alla stessa tavola. Così, semplicemente, umilmente, forse potremo ritrovarci uscendo dalla smarrimento.
E NON CHIEDERE NULLA
Ora invece la terra
si fa sempre più orrenda:
il tempo è malato
i fanciulli non giocano più
le ragazze non hanno
più occhi
che splendono a sera.
E anche gli amori
non si cantano più,
le speranze non hanno più voce,
i morti doppiamente morti
al freddo di queste liturgie:
ognuno torna alla sua casa
sempre più solo.
Tempo è di tornare poveri
per ritrovare il sapore del pane,
per reggere alla luce del sole
per varcare sereni la notte
e cantare la sete della cerva.
E la gente, l'umile gente
abbia ancora chi l'ascolta,
e trovino udienza le preghiere.
E non chiedere nulla.


David Maria Turoldo

(da "O sensi miei..." - Poesie, 1948-1988, edito da Biblioteca Universale Rizzoli BUR – 1994)

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http://antonio-ragone.blogspot.it/2011/04/david-maria-turoldo-per-il-mattino-di_23.html

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