Dopo un anno e una manciata di giorni d’asilo, son giunta alla conclusione in Italia esiste una categoria che andrebbe protetta assai più dei panda.
Gli insegnanti.
Non riesco a capacitarmi che la mia generazione abbia prodotto cotanta proliferazione di cagacazzo professionisti. Non riesco a farmene una ragione, giuro.
Sarà che son cresciuta con due genitori che le maestre avevano ragione a prescindere, pure quando avevano torto. Però qui si esagera.
E non coprono abbastanza i nani quando fa freddo, e non li scoprono abbastanza quando fa caldo. E in mensa non gli fan mangiare le verdurine, che fan tanto bene (verdurine che i nani medesimi si rifiutano di mangiare pure a casa, peraltro).
Ma oca mandarina che la vita ha sparso sul mio cammino alle otto della mattina, giusto per farmi girare i maroni per la prima volta nella giornata (che non ce n’è bisogno, qui tutti provvedono con dovizia), ti sei per caso resa conto che nella nanica classe ci sono 29 individui intorno al metro che se la vedono contro due povere donne (che peraltro si turnano, per cui alla fine la vittima di giornata è spesso sola).
Roba che se chiudessero me, lì dentro con la tribù dei bassetti, mi butto dalla finestra in trenta secondi (che tanto è al primo piano) ed evado urlando.
Ma riesci a realizzare che già solo farli pisciare tutti e 29 è un lavoro a tempo pieno e che se non ci fossero quelle sante minori delle bidelle che da personale ausiliario son promosse sul campo ad educatrici in seconda, la mattina ‘sti bambini la passerebbero al cesso?
E poi, per favore, risparmiami la solita litania, ‘eh, ma nell’altra sezione li fan lavorare di più. I disegni son più compiuti.’ Guarda, a me basta che mia figlia si diverta, sia serena, faccia cose che le piacciono e le insegnino qualche regole di civile convivenza.
Per il resto, per il lavorare, ha una vita davanti, non è il caso che si affanni in anticipo.
Datemi un badile. Non per seppellirla. No. La prossima volta, direttamente sulle gengive. Almeno tace.