Prima di inoltrarmi nella descrizione del plot di questo film e nella recensione dello stesso, ho l’obbligo di precisare che le due attrici protagoniste del film, uscito nelle sale nel 1971 ma girato nel 1970, all’epoca delle riprese erano entrambe maggiorenni, avendo sia Jeanne Goupil che Catherine Wagener superato abbondantemente la maggiore età.
Difatti la Goupil è nata a Soisy-sous- Montmorency il 4 aprile del 1950, mentre Catherine Wagener (scomparsa il 2 maggio di quest’anno) era nata il 1 gennaio del 1950; questa precisazione è importante perchè come i lettori più affezionati del mio blog sanno, non pubblico mai foto di minorenni in pose equivoche.
E non liberarci dal male è un film del 1971, oggetto di scandalo e di pesanti censure in diversi paesi, a causa delle sue tematiche abbastanza forti e sopratutto perchè le due attrici, dall’aspetto così adolescenziale, vennero scambiate agli inizi per due minorenni con conseguente messa la bando della pellicola stessa.
Per la verità i motivi della censura stessa riguardano un pò tutta l’architettura della pellicola, partendo da alcune sequenze disturbanti sopratutto per coloro che professano la fede cattolica per arrivare alle sequenze finali, passando per uccisioni di piccoli animali, riti blasfemi, seduzione di adulti ecc.
E’ quello che fanno due ragazzine di buona famiglia, Anne e Lora, che nell’età della pubertà (stanno per fare la comunione) decidono di votarsi a Satana e al male, iniziando così una vicenda personale che le porterà a incorciare indissolubilmente i propri destini fino al tragico finale.
Le due ragazze, che frequentano un istituto religioso, iniziano la loro carriera di discepole del male denunciando una suorina che hanno visto attraverso il buco di una serratura in atteggiamenti affettuosi con un’altra suora per proseguire poi la loro irresistibile cavalcata sulle strade del male seducendo ( e negandosi) ad un pastore a cui bruceranno poi tutto il raccolto di fieno, uccidendo degli inermi canarini e infine praticando una vera e propria messa nera con delle ostie consacrate rubate in chiesa.
In un crescendo diabolico, le due ragazzine seducono un uomo per poi respingerlo nel momento del “fattaccio”, con la conseguenza che l’uomo tenta di violentare Lora, venendo però ucciso da Anne.
Le due diaboliche amiche gettano il corpo dell’uomo in un lago e proseguono sulla strada che hanno intrapreso, organizzando per il ritorno a scuola un ultimo, drammatico colpo di teatro….
Come già detto E non liberarci dal male ebbe traversie giudiziarie in vari paesi e i motivi sono facilmente comprensibili mentre scorrono le immagini sullo schermo: le nefandezze delle due giovanissime protagoniste generano da subito un’atmosfera malsana, malata, che si respira per tutto il film.
Osserviamo infatti le adolescenti spiare e accusare una povera suora di lesbismo, le vediamo provocare gli adulti con la loro sessualità in erba, le seguiamo mentre sconsacrano i simboli cardine della religione cattolica, mentre profanano ostie e tentano opera di seduzione nei confronti di preti, mentre uccidono piccoli uccelli per arrivare al culmine della loro breve ma “intensa” carriera di discepole del male, ovvero l’assassinio di un uomo colpevole di essersi fatto irretire dalle loro grazie acerbe generosamente offerte e poi negate.
Il film, immerso in questa opprimente atmosfera, narra quindi un viaggio letteralmente verso l’inferno delle due ragazze, mentre attorno la vita sembra scorrere con monotonia ma anche con tranquillità: è questo uno dei grandi contrasti della pellicola, che vive proprio sulla iniziazione al male di Anne e Lora che scelgono di votarsi a Satana forse per noia o forse perchè il fascino del male stesso, in quella età in cui non si hanno ancora ben chiari i confini della morale, può irretire e ammaliare molto più del bene.
Vediamo le due ragazzine esercitare un fascino irresistibile sugli uomini, che pure dovrebbero guardare con orrore alle offerte sessuali delle ragazzine, li osserviamo mentre perdono la testa di fronte alla sessualità esposta senza pudore dalle due, che giocando con il fuoco rischieranno davvero di bruciarsi, come nel caso dell’uomo che tenta la violenza su Lora e che verrà ucciso, segnando così il punto di non ritorno della carriera diabolica delle due amiche.
Il finale tragico e inconsueto suggella il patto di sangue delle due amiche, ormai votate all’auto distruzione, che però avrà anche come conseguenza la fine dell’incubo in cui la piccola comunità scolastica e anche quella dei cittadini è venuta improvvisamente a trovarsi.
Joel Seria, che in seguito avrebbe diretto quel piccolo gioiello che è Folli e liberi amplessi-Les galettes de Pont-Aven (1975), dirige con mano sicura l’esordiente Jeanne Goupil e Catherine Wagener ottenendo da loro il meglio; questo film resterà per entrambe il punto massimo della loro carriera, anche se va detto che la Goupil avrà una lunga e onorata carriera in tv.
L’atmosfera opprimente del film si sposa ad una sceneggiatura equilibrata, opera dello stesso regista, che utilizza per il film un cast di illustri sconosciuti.
Buone sia l’ambientazione sia la fotografia, per un film che risulta ancora oggi godibile per la sua carica trasgressiva e per la tematica che non ha mai perso, purtroppo, originalità.
E non liberarci dal male,un film di Joël Séria. Con Jeanne Goupil, Catherine Wagener, Gérard Darrieu Titolo originale Mais ne nous delivrez pas du mal. Drammatico, durata 100 min. – Francia 1971
Jeanne Goupil … Anne
Catherine Wagener … Lore
Bernard Dhéran … L’automobilista
Gérard Darrieu … Émile
Marc Dudicourt … Il cappellano
Michel Robin … Léon
Véronique Silver … La contessa
Jean-Pierre Helbert … Il Conte
Nicole Mérouze … La signora Fournier
Henri Poirier … Fournier
Serge Frédéric … Il parroco
René Berthier … Gustave
Frédéric … Il fattore
Jean-Daniel Ehrmann …Il commissario
Regia: Joël Séria
Sceneggiatura: Joël Séria
Prodotto da:Bernard Legargeant …. produttore
Ken Legargeant …. produttore esecutivo
Romaine Legargeant …. produttore esecutivo
Joël Séria …. coproduttore
Musiche originali di Claude Germain e Dominique Ney
Fotografia di Marcel Combes
Montaggio di Philippe Gosselet
Costumi di Simone Vassort
Le recensioni qui sotto appartengono al sito www.davinotti.com
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Un inno alla bravura delle due protagoniste, senza le quali l’aria morbosa e sgradevole che si respira durante il film sarebbe andata certamente perduta. A dare un altro tocco inquietante alla pellicola la musica; da citare la scena notturna in barca e la discesa verso l’abisso delle due diaboliche protagoniste.
Dai lugubri titoli di testa si intuisce già che questo film sarà un’esperienza spiacevole, il classico film dal fascino malato. L’atmosfera è morbosa, opprimente, senza compromessi; i temi trattati sono e sarebbero tuttora scabrosi, tra un veemente anti-cristianesimo, deviazioni sessuali di vario genere e cattiverie assortite. Non è un caso che le due giovanissime protagoniste (perfette nel ruolo) leggano come una bibbia il “Maldoror” di Lautrémont durante il film. Coraggioso, ben realizzato, lento ma inesorabile. Bellissimo. Da vedere.
Altro che Amore 14. Le protagoniste di Deliver us a stento li raggiungono i quattordici… eppure fumano, rubano, inneggiano a satana, provocano. Torturano, minacciano, spiano suore baciarsi, delano. Sputano ostie, appiccano incendi, sconsacrano vesta, avvelenano uccelli, si denudano. Si fanno rincorrere, si sottraggono, subiscono violenza, sbadigliano in chiesa, fanno eccitare preti, leggono poeti maledetti, irridono contadini. Uccidono. Altro che Amore 14. Questo film provoca irrita critica eccede sbaglia e bestemmia. Cose impensabili nell’era della messa in latino e delle fiction sacrali.
Pellicola considerata blasfema e quindi censurata e bandita in alcuni stati, mostra inoltre alcune uccisioni di piccoli volatili (spero siano finte!), contribuendo a renderla difficile. Due giovani ed agiate studentesse di un collegio cattolico praticano segretamente un culto oscuro e compiono una serie di nefandezze per compiacere il proprio signore. Il livello criminale di tali azioni, inizialmente puerile, si alza pericolosamente, fino a giungere ad un punto di non ritorno che ha il suo epilogo nell’allucinante finale.
Essere adolescenti non è mai semplice. Difficile tenere a bada la frenesia, l’ebrezza del proibito scoperto (e violato) poco a poco, la voglia di ribellarsi e capire il valore delle proprie azioni. Talvolta lo scotto da pagare è alto e riporta alla realtà due ragazzine che vogliono giocare a fare le grandi; ma solo per un attimo: c’è ancora tempo per l’ultimo affronto ai benpensanti. Tosto per l’epoca, visto oggi è quasi una versione edulcorata di una realtà giovane spesso ben più maligna. Ma questa, è un’altra storia. Non male, le ninfette.