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E non sorridevano mai.

Creato il 11 febbraio 2015 da Scurapina

Alcuni anni fa, grazie ad un lavoro di ricerca sulla scuola italiana, insieme ai ragazzi abbiamo raccolto e studiato una mole incredibile di documenti: pagelle, quaderni e soprattutto un numero rilevante di rarissime fotografie di scolaretti in posa ben allineati.

Si trattava di fotografie di classi di bambini di varie età scattate a partire dai primi anni del ’900 fino agli anni ’60 con una caratteristica comune: in genere i bambini erano tutti serissimi ed accigliati.

Ricordo che i miei allievi, e anche i visitatori della piccola mostra che avevamo allestito, si stupivano nell’osservare quelle faccine serie serie.

I ragazzi in fondo si erano dati una chiave di lettura: quei bimbi erano scolari e quindi erano costretti ad andare a scuola, in una scuola dove probabilmente gli insegnanti erano più severi dei loro, dove si facevano più compiti e si studiava di più e bisognava stare immobili e zitti.

“C’era poco da ridere” si dicevano i miei studenti.

Non si rendevano conto che per i bambini degli anni ’20 andare a scuola fino alla quinta elementare era un privilegio di pochi e spesso, per continuare a studiare, si doveva andare fuori paese e sobbarcarsi lunghi tragitti a piedi o su biciclette antidiluviane, con qualsiasi clima.

Probabilmente i bambini delle fotografie non sorridevano perché nessuno diceva loro di sorridere, perché la scuola era una faccenda che richiedeva serietà e senso di responsabilità, perché si sentivano già grandi e i grandi non perdono tempo a sorridere o, più semplicemente, perché è più facile stare immobili (e non rovinare la foto) se si sta seri sull’attenti.

Non credo che fossero più infelici dei bambini di oggi, anzi, a sentire i ricordi d’infanzia dei nonni, probabilmente era proprio il contrario.

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